Rinnovabili • biologico Rinnovabili • biologico

Nuove regole per il biologico, l’ok di Strasburgo

Approvata dai parlamentari della Commissione Agricoltura la nuova legge UE sulla produzione biologica e l'etichettatura dei prodotti bio. Entrerà in vigore nel 2021

biologico

 

(Rinnovabili.it) – È un sì decisivo quello che incassa oggi la legge europea sul biologico. Con 29 voti favorevoli, 11 contrari e 4 astenuti, i deputati della Commissione Agricoltura hanno approvato stamane le nuove norme comunitarie sul bio, che già potevano contare sul via libera del Comitato speciale agricoltura dei Ventotto.  “Il voto di oggi è una buona notizia sia per i consumatori e per gli agricoltori dell’UE”, ha commentato a caldo il relatore Martin Häusling (Greens / EFA, DE). “Grazie alla pressione esercitata dal Parlamento, le nuove regole renderanno le sementi e il materiale riproduttivo vegetale più adatti alle esigenze dell’agricoltura biologica”.

 

L’obiettivo della legge, il cui testo deve ancora essere approvato dalla plenaria di Strasburgo e dal Consiglio – è principalmente quello di regolare un mercato attualmente in piena evoluzione. L’area agricola sottoposta a coltivazione biologica nell’UE28 è passata dai 5,7 milioni di ettari nel 2002 a 10,8 milioni di ettari del 2014. Ciò, tuttavia, rappresenta ancora meno del 6% della superficie agricola comunitaria totale e la differenza tra produzione europea e domanda coperta dalle importazioni estere sta crescendo. La nuova legislazione avrà il compito di sbloccare il potenziale UE, aumentando nel contempo la fiducia dei consumatori

 

Cosa prevede la legge sul biologico?

Le regole, che entreranno in vigore a partire da gennaio 2021, impongono nuovi controlli basati sul rischio lungo tutta la catena di fornitura. Su richiesta del Parlamento, questi controlli saranno effettuati in loco e coinvolgeranno tutti gli operatori, almeno una volta all’anno o una volta ogni due anni se non si riscontrerà alcuna frode per un periodo di tre anni.

 

Inoltre gli agricoltori saranno obbligati ad applicare misure precauzionali per evitare la contaminazione da pesticidi. In caso di sospetta presenza di antiparassitari o fertilizzanti non autorizzati, il prodotto finale non potrà essere etichettato come biologico fino a conclusione di una specifica indagine.

 

Gli Stati membri che attualmente applicano specifiche soglie nazionali per le sostanze non consentite negli alimenti biologici, come ad esempio i pesticidi, potranno continuare a farlo a patto che aprano i loro mercati agli alimenti biologici provenienti da altri paesi europei e rispettosi degli standard comunitari.

 

>>Leggi anche La scienza sfata il mito: con meno pesticidi la produzione aumenta<<

 

Infine, le importazioni dovranno essere conformate alle norme europee. Le attuali regole di “equivalenza”, che impongono ai paesi terzi di rispettare standard simili ma non uguali, saranno eliminate gradualmente entro cinque anni; per evitare un’interruzione improvvisa dell’offerta, la Commissione potrebbe, per un periodo rinnovabile di due anni, consentire importazioni di prodotti specifici, anche se non pienamente conformi alle norme dell’UE.

 

Cosa significherà per l’Italia, il paese con il maggior numero di produttori bio, la nuova legge europea?Per Confagricoltura nulla di buono. “Le nuove disposizioni […]  sono assolutamente in linea con i livelli e gli standard di qualità che sono applicati da anni nel nostro Paese, che è al primo posto in Europa per estensione e al secondo per produzione, e rischiano di mettere in seria crisi la produzione biologica italiana”, spiega il presidente della Federazione nazionale di prodotto agricoltura biologica Paolo Parisinnon.

 

L’associazione è fortemente critica sia sull’assenza di una armonizzazione tra i vari stati membri in merito alle soglie di contaminazione da sostanze non autorizzate e che sulla possibilità di commercializzare prodotto biologico, anche se contaminato da pesticidi accidentalmente. E non può che far storcere il naso anche la deroga fino al 2030 introdotta per le produzioni biologiche in serra in alcuni paesi del nord Europa (Finlandia, Svezia e Danimarca) e quella addirittura al 2035 per l’utilizzo di sementi convenzionali.