Per riportare l'attenzione sul consumo di suolo Legambiente presenta il volume che fa il punto della situazione descrivendo i danni della cementificazione
A pochi giorni dall’alluvione che ha colpito prima la Sardegna e poi la città di Pescara Legambiente vuole rinnovare l’appello al presidente del Consiglio affinchè il Governo si impegni per l’approvazione di una normativa realmente capace di arrestare il consumo di suolo premiando, invece, la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente.
Un suolo sano è importante per la resistenza che dimostra in caso di eventi meteo di forza e per il ruolo che svolge immagazzinando CO2. “Un suolo pienamente funzionante immagazzina fino a 3.750 tonnellate per ettaro o circa 400 mm di precipitazioni: in altri termini, un metro cubo di suolo poroso può trattenere tra 100 e 300 litri di acqua” si legge nel documento nel quale viene altresì precisato che l’eccessiva costruzione causa l’impermeabilizzazione del suolo e l’aumento dei fenomeni franosi, delle alluvione e la cattiva risposta in caso di eventi sismici oltre che l’impoverimento della biodiversità e le modifiche del microclima.
Partendo da un’indagine che analizza la situazione globale il documento arriva poi a descrivere il caso specifico dell’Italia dove oltre alle cause del dissesto idrogeologico ne vengono evidenziate le conseguenze devastanti per le persone e le cose. “Il suolo è un bene comune e una risorsa limitata e non rinnovabile – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. C’è bisogno di una legge per fermare il consumo di suolo intervenendo sulle cause che lo determinano, che vanno dalla bolla finanziaria intorno all’edilizia all’uso distorto degli oneri di urbanizzazione. Se vogliamo fermare il consumo di suolo, è obbligatorio favorire la rigenerazione urbana: occorre intervenire sul patrimonio esistente, trasformare le periferie in ecoquartieri, ripensare la mobilità urbana e periurbana. Lo si può fare sviluppando un nuovo equilibrio tra fiscalità e incentivi che renda attraente, efficace e più semplice l’investimento nella città già costruita, impedendo che si producano anonime urbanizzazioni e piastre commerciali ai danni di campagne, coste e spazi aperti”.
In inesorabile aumento, la cementazione in Europa tra il 2000 e il 2006 ha trasformato oltre 600mila ettari ovvero l’equivalente di una superficie grande 6 volte l’estensione di Berlino. Per quanto riguarda l’Italia, si legge tra i dati riportati dal volume, ogni cinque mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze.