L'accaparramento delle terre mette radici, esplora nuove frontiere con il ricorso massiccio a strumenti finanziari e intensifica conflitti in tutto il mondo
(Rinnovabili.it) – Gli speculatori hanno pompato oltre 90 miliardi di dollari nella corsa all’accaparramento delle terre. Solo negli ultimi anni hanno investito in 78 paesi con quasi 500 accordi: in totale, il land grabbing si è mangiato 30 milioni di ettari, una fetta di terra grande come la Finlandia. Lo rivela il nuovo report di GRAIN, il gruppo ambientalista tra i primi a gettare luce sul fenomeno, nel 2008.
Il rapporto “The global farmland grab in 2016. How big, how bad?” è un importante aggiornamento del precedente a 8 anni di distanza. In questo lasso di tempo il fenomeno è sì diminuito leggermente in termini di quantità, ma sta mettendo radici, esplorando nuove frontiere e intensificando conflitti in tutto il mondo. Insomma, lo scenario generale è piuttosto peggiorato.
Mentre la superficie totale sottratta alle comunità locali e alla piccola agricoltura è diminuita negli ultimi 4 anni, al contrario è aumentato il numero dei contratti siglati. Per le grandi multinazionali del cibo è più facile stringere accordi con i governi, ancora di più di quanto non lo fosse nel 2008 sull’onda dell’aumento stellare del prezzo dei generi alimentari di prima necessità. “Il land grabbing non è soltanto una moda passeggera legata alla crisi del cibo: è un fenomeno strutturale”, scrivono gli attivisti di Grain.
Tra i problemi sollevati dall’accaparramento delle terre continua ovviamente a figurare la perdita di biodiversità sotto l’incalzare delle monocolture (grano, canna da zucchero, riso, ancora palma da olio), così come quello dell’eccessivo sfruttamento di una risorsa scarsa come l’acqua. I paesi colpiti dal fenomeno non sono cambiati molto: gli appetiti di Cina, paesi arabi del Golfo e altri speculatori si sfogano ancora in tutta l’Africa, ma anche nel sud-est asiatico e in America latina.
L’accaparramento delle terre è alla base di molti dei conflitti contemporanei. Benché in mancanza di dati certi su quante persone vengono cacciate dalle corporation, il trend è in aumento. Solo in Mozambico sono a rischio 500.000 piccoli agricoltori, che potrebbero dover abbandonare le terre dei loro avi per far spazio a una maxi piantagione di 600mila ettari. E non si tratta dell’accaparramento più grande al mondo, ma solo del quinto.