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La chiave del green future nella filiera agroalimentare

Organizzato da CGIL, FIRAB e Legambiente l'incontro ha messo in luce l'importanza di una filiera agrolimentare che oltre a garantire la sicurezza alimentare rispetti la biodiversità agraria

(Rinnovabili.it) – Sembrano ormai risuonare costantemente, quanto si parla di futuro che le accezioni che lo vogliono green, low carbon, condiviso, innovativo e sostenibile. A pochi mesi dalla conferenza mondiale dell’Onu Rio+20, che avrà luogo a giugno nella capitale brasiliana appare fondamentale un cambio di paradigma che ci permetta di rilanciare l’economia nazionale e al tempo stesso contrastare il cambiamento climatico e la minaccia costante dell’esaurimento delle risorse.

E tra i tanti settori che devono cambiare modo di gestire le attività anche il comparto agroalimentare deve puntare sulla ricerca, sull’innovazione e sulla sostenibilità delle attività. Per questo la revisione del PAC (Politica Agricola Comune) al 2020 dovrà concentrarsi sulla sicurezza alimentare dei cittadini europei puntando a sistemi agricoli sostenibili e biologici investendo anche in sviluppo e ricerca. Il concetto, espresso durante il convegno tenutosi stamane a Roma “Una Politica Agricola (per il Bene) Comune” promosso da CGIL, FIRAB e Legambiente, ricorda quindi l’importanza della filiera agroalimentare nella definizione di un futuro sicuro e a basso impatto ambientale. “Nella definizione della PAC post 2013 – sottolinea Vincenzo Vizioli, presidente della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica – non solo bisogna promuovere in modo deciso i modelli agricoli sostenibili e virtuosi, come il biologico, ma bisogna rinnovare profondamente il sistema di produzione di conoscenze e innovazione, dedicandovi risorse adeguate. Di più. La PAC del futuro deve investire in reti di conoscenze capaci di premiare la partecipazione dei produttori e la specificità ecologica e sociale dei territori e di offrire idee innovative per un cambiamento di paradigma economico”.

Sottolineando il legame che intercorre tra  sostenibilità e conoscenza è stata ricordata l’importanza di investimenti a favore di ingegneria genetica vegetale e agricoltura biologica proprio come vettori del recupero e della valorizzazione della biodiversità agraria. “In Italia si continua a perdere terreno agricolo e fertilità dei suoli, a consumare territorio e risorse idriche con gravi conseguenze ecologiche e ambientali, accentuate dai mutamenti climatici in corso” ha commentato di Giorgio Zampetti della segreteria nazionale di Legambiente intervenuto al convegno. “Una risposta forte a tutto questo può arrivare da un modello agricolo multifunzionale che ha un ruolo sempre più importante nella tutela del territorio dal rischio idrogelogico, nella gestione sostenibile delle risorse idriche e nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Obiettivi da raggiungere nell’interesse, oltre che della collettività, degli agricoltori stessi. Per questo motivo ribadiamo che la nuova Politica Agricola Comune deve prevedere strumenti concreti per una riforma in questo senso del settore”.