Il portavoce della TransCanada Corp rivede al rialzo le cifre della perdita: quasi 10mila barili hanno contaminato le campagne del Sud Dakota
Riparato il danno al Keystone rimangono le polemiche
(Rinnovabili.it) – Calcoli tutti da rifare per l’oleodotto statunitense Keystone: il petrolio fuoriuscito dalla condotta nel Sud Dakota, lo scorso 16 novembre, sarebbe stato notevolmente sottostimato. A spiegarlo è la stessa proprietaria dell’infrastruttura, la TransCanada Corporation che attraverso la sua portavoce Robynn Tysver corregge i dati inerenti l’incidente. Le ultime valutazioni infatti hanno mostrato che il suolo è stato impregnato di ben 9.700 barili di petrolio a causa dello sversamento, 4mila e 700 in più rispetto la stima originale. Il nuovo numero, ha spiegato il Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti – renderebbe l’incidente la settima più grande perdita di carburante sul suolo americano dal 2010.
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Dal 16 novembre a oggi, il danno è stato ovviamente riparato e la società ha fatto sapere di aver già terminato gli interventi di pulizia del suolo. “Il lavoro di risanamento sulla proprietà è stato completato, abbiamo sostituito l’ultimo dello strato superficiale e abbiamo seminato l’area interessata”, ha dichiarato Tysver. Ancora poco si conosce, però, in merito alle cause dell’incidente. Un rapporto preliminare ha indicato che il gasdotto potrebbe essere stato danneggiato durante la costruzione, nel 2008. L’Amministrazione per la sicurezza delle condutture e dei materiali pericolosi rilascerà il suo rapporto finale sulla fuoriuscita di petrolio nelle prossime settimane.
Il Keystone è un sistema di condutture che collega Canada e Stati Uniti. Realizzato a partire dal 2008 e ora di proprietà esclusiva di TransCanada Corporation, si estende dal bacino sedimentario di Alberta fino alle raffinerie in Illinois e Texas e al centro di distribuzione carburante in Oklahoma. Alla lunga rete di oleodotti – bene 3.456 km in totale – si dovrebbe aggiungere a breve un nuovo tratto, il tanto criticato Keystone XL. Si tratta di altri 1.897 km di condutture che dovrebbero replicare il primo dei tre tragitti della pipeline, duplicando però i volumi di combustibile trasportato. Nel 2015 il progetto era stato respinto dall’amministrazione Obama dopo oltre sei anni di revisioni, ma la nuova amministrazione Trump è decisa a rimuovere tutti i paletti che ne hanno rallentato la realizzazione. I lavori dovrebbero iniziare nel 2019 ma i nuovi dati sulle perdite hanno rafforzato l’opposizione gruppi ambientalisti e ad altri statunitensi contrari al progetto.
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