Rifiuti: l'ISPRA ha presentato stamane a Roma i dati contenuti nel rapporto sui rifiuti urbani 2013 nel quale vengono segnalati i numeri relativi all'Italia e all'Europa
(Rinnovabili.it) – Scende la quota relativa alla produzione dei rifiuti in Italia, che secondo i dati Eurostat completati con i numeri ISPRA è stata inferiore dello 0,9% nel 2011 rispetto all’anno precedente, per un totale di 252 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Andando ad esaminare i dati europei annuali, i valori passano dai 298 kg pro capite dell’Estonia ai 718 kg della Danimarca, con differenze sostanziali anche tra i vecchi stati Membri e i nuovi.
Nello specifico l’elenco dei dati rivela che circa il 36% del totale viene smaltito in discarica, il 23% è stato mandato negli inceneritori, il 26% è stato avviato al riciclaggio e 15% al compostaggio. Per quanto concerne il conferimento in discarica i numeri segnano una riduzione del 5,8%, sintomo che in Europa si ricicla di più. Opposta la situazione dell’incenerimento, più diffuso nell’Ue15 che nei nuovi Stati Membri.
In Italia si riduce la produzione di rifiuti urbani, che dal 2010 al 2011 è scesa di 1,1 milioni di tonnellate mentre nel 2012 ogni abitante italiano ha prodotto 504 kg, 32 kg in meno rispetto al 2010. La maggiore produzione regionale va attribuita all’Emilia Romagna con 637 kg pro capite. La produzione minore è stata registrata in Basilicata (al di sotto di 400 kg per abitante per anno), il Molise, la Calabria e la Campania (tutte con meno di 450 kg per abitante).
La raccolta differenziata si attesta al 37,7% nel 2011 e al 39,9% nel 2012, con percentuali che superano il 52% al nord d’Italia, al 32,9% al Centro e al 26,7% al Sud.
Ma non tutti i rifiuti prodotti in Italia rimangono all’interno dei confini nazionali. Nel 2011 i rifiuti esportati sono stati pari a oltre 311 mila tonnellate, di cui circa 310 mila tonnellate sono rifiuti non pericolosi (il 99,7%) indirizzati per la maggior parte in Austria per il 23% del totale esportato (oltre 71 mila tonnellate), seguono la Cina con il 17,5% del totale, l’Ungheria con il 16,9% e la Germania con il 10,1%.