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Interferenti endocrini: il momento della verità in Europa

Le lobby della chimica stanno lottando all’ultimo sangue per costringere la Commissione a varare un regolamento debole sugli interferenti endocrini

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(Rinnovabili.it) – Dopo un ritardo di oltre due anni, i nuovi criteri per la definizione degli interferenti endocrini dovrebbero essere resi pubblici durante il Collegio dei Commissari europei del 15 giugno.

Lo ha scoperto Le Monde, che ha cercato invano di ottenere il documento di 250 pagine in cui la Commissione europea ha racchiuso la nuova valutazione. Il quotidiano francese lo ha definito «uno dei segreti più preservati d’Europa, chiuso da qualche parte nel dedalo di corridoi della Commissione europea», in una stanza sorvegliata cui possono accedere solo una quarantina di funzionari. Una cosiddetta reading room, sullo stile di quella che contiene i testi del controverso TTIP, l’accordo di libero scambio in discussione tra Stati Uniti e Unione europea. Lo smartphone viene confiscato all’ingresso e tutto ciò che si può introdurre sono una penna e dei fogli di carta.

Per un tempo limitato ci si può sedere ad un tavolo e, sotto gli occhi attenti di una guardia, dare una rapida occhiata alla valutazione di impatto delle «conseguenze socio-economiche» di questa regolamentazione delle sostanze chimiche che possono interferire con la sintesi, la secrezione, il trasporto, l’associazione, l’azione o l’eliminazione degli ormoni naturali del corpo, responsabili dello sviluppo, del comportamento, della fertilità, e del mantenimento dell’omeostasi cellulare.

 

I colpevoli ritardi dell’Europa

Interferenti endocrini il momento della verità in EuropaDall’esposizione a questi inquinanti derivano patologie come il cancro, infertilità, diabete, obesità, problemi neuro-comportamentali. E gli interferenti endocrini sono dappertutto: se ne trovano in alte concentrazioni nei pesticidi, nei cosmetici o nelle materie plastiche. Questo significa che la regolamentazione di simili sostanze interessa diversi settori dell’industria, per un giro d’affari di miliardi di euro. In due normative europee, del 2009 e del 2012, si menzionano gli interferenti endocrini e si chiede il ritiro di qualsiasi prodotto che li contenga. Ma ancora oggi manca un legislazione che li definisca.

Ecco perché i gruppi di pressione del mondo industriale sono preoccupati e stanno lottando per indebolire la prossima regolamentazione. Le lobby della chimica sono riuscite a spostare di quasi tre anni la pubblicazione del documento, chiedendo all’esecutivo europeo di produrre prima una analisi dell’impatto economico che avrebbe il ritiro dei prodotti nocivi.

Svezia e Francia hanno avviato una battaglia legale che ha prodotto una sentenza della Corte europea di Giustizia, in cui il ritardo di Bruxelles è definito la «violazione di un obbligo», quello di pubblicare il contestato regolamento.

 

Una parola può cambiare tutto

Si gioca tutto su un termine, dietro cui si nascondono due visioni del mondo opposte: l’industria chiede di inserire il concetto di “potenza” nella normativa, mentre i gruppi di interesse pubblico chiedono a gran voce che esso venga escluso.

La ragione è semplice: esistono sostanze la cui potenza come distruttori endocrini è bassa, ma l’esposizione quotidiana delle persone è molto alta. Si pensi ai pesticidi. Altri composti, invece, la cui potenza è molto alta, si trovano in concentrazioni tanto basse che la salute umana ne è meno intaccata. In definitiva, permettere la messa in commercio degli interferenti endocrini con bassa potenza è molto rischioso, perché la potenziale alta esposizione del pubblico li trasforma in veleni mortali. Senza contare che, come è accaduto per il glifosato, le valutazioni europee esaminano unicamente il principio attivo, non i coformulati, la cui potenziale cancerogenicità è sempre superiore.