La colpa? Pesticidi, urbanizzazione e cambiamenti climatici. Gli scienziati mettono in guardia: rischiamo un "catastrofico collasso degli ecosistemi naturali".
Oggi più del 40% delle specie di insetti è in declino e un terzo è classificato come “in pericolo” di estinzione
(Rinnovabili.it) – Il pianeta è all’inizio della sua sesta estinzione di massa e i primi scomparire per sempre potrebbero essere gli insetti. Secondo quanto riportato dalla prima revisione scientifica globale sul tema, le popolazioni di entomi si stanno riducendo ad un ritmo vertiginoso, portando con sé una minaccia enorme: l’inevitabile collasso degli ecosistemi naturali. Il problema ha dimensioni più ampie di quanto si potesse immaginare.
Oggi più del 40% delle specie di insetti è si sta riducendo e un terzo è classificata come “in pericolo”. Il tasso di estinzione è otto volte più veloce di quello di mammiferi, uccelli e rettili. Ogni anno, negli ultimi 30 anni, abbiamo perso il 2,5% della loro massa totale. In realtà il termine giusto, in realtà, sarebbe “cancellato”, perché in questa sorta di estinzione silenziosa l’uomo ha tutte le responsabilità del caso. L’analisi, pubblicata sulla rivista Biological Conservation, afferma che la causa principale dietro questo declino sia l’agricoltura intensiva e, in particolare, l’uso massiccio di pesticidi. A dare manforte, ovviamente, anche i costanti processi di urbanizzazione e il cambiamento climatico.
Che siano cibo per altri animali, impollinatori o riciclatori di nutrienti, gli insetti sono “essenziali” per il corretto funzionamento ecosistemico. “Se le perdite di specie non saranno fermate, ci saranno conseguenze catastrofiche sia per gli ecosistemi del pianeta che per la sopravvivenza dell’umanità”, ha affermato Francisco Sánchez-Bayo, dell’Università di Sydney, in Australia, che raccolto i dati con Kris Wyckhuys dall’Academy of Agricultural Sciences di Pechino, in Cina.
Recentemente sono stati segnalati veri e propri crolli nelle popolazioni di entomi terrestri (-98%) in Germania e Porto Rico, ma lo studio mostra chiaramente che la crisi è globale. Farfalle e falene sono tra le più colpite. Il numero di specie di farfalle, ad esempio, è diminuito del 58% su terreni coltivati in Inghilterra tra il 2000 e il 2009. O ancora: il numero di colonie di api negli Stati Uniti era di sei milioni nel 1947; oggi ne mancano all’appello 3.5 milioni. “A meno che non cambiamo i nostri modi di produrre cibo, gli insetti nel loro insieme percorreranno il sentiero dell’estinzione in pochi decenni”, scrivono. “Le ripercussioni sul pianeta saranno a dir poco catastrofiche”.