L’UE e la High Ambition Coalition che include UK e Canada chiedono che il trattato includa un taglio della produzione e un approccio che abbracci l’intero ciclo di vita della plastica. L’Italia spinge per far passare il principio di responsabilità estesa del produttore
Fino al 2 dicembre in Uruguay si tiene il 1° round negoziale per un trattato globale sulla plastica
(Rinnovabili.it) – L’unico modo per abbattere davvero l’inquinamento da plastica è agire a monte riducendo la produzione. Oltre a prendere misure adeguate in ogni altro passaggio del ciclo di vita di un prodotto. È la posizione più ambiziosa che è atterrata questa settimana a Punta del Este, in Uruguay, dove sono in corso i negoziati internazionali per imbastire il futuro trattato globale sulla plastica.
A chiedere un approccio attento all’intero life-cycle sono l’Unione Europea e la High Ambition Coalition formata, tra gli altri, da Gran Bretagna e Canada. Per questo blocco di paesi, il trattato globale sulla plastica che risulterà al termine dei negoziati gestiti dall’Unep, previsto per il 2024, non deve solo imporre dei limiti legalmente vincolanti ma anche fare in fretta: spingono infatti per arrivare a inquinamento zero nel 2040.
Molti studi scientifici sostengono che per centrare questo obiettivo il calo della produzione sia indispensabile. Anche riciclando al massimo, le stime di un articolo pubblicato su Science, ad esempio, rivelano che riverseremmo comunque nell’ambiente almeno 17 mln t di plastica l’anno. Secondo l’Unep, ai ritmi attuali l’inquinamento da plastica è destinato a raddoppiare entro il 2030. E continuare a produrre estende ancora di più la “coda lunga” di questo tipo di inquinamento, rappresentata dalle microplastiche e dalla loro capacità di accumularsi e viaggiare lungo l’intera catena alimentare.
L’Italia e il trattato globale sulla plastica
“Lo strumento che svilupperemo in questo Comitato dovrebbe diventare un vero e proprio faro per quanto riguarda gli impegni vincolanti, gli standard, gli approcci volontari e l’impegno della società civile, il potenziamento della ricerca scientifica per contrastare gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente e per valutare le soluzioni a lungo termine e il sostegno alla cooperazione internazionale per progetti congiunti pubblico-privato”, afferma in una dichiarazione la delegazione italiana.
Il trattato globale sulla plastica, sostiene la posizione italiana, deve risultare in un “cambiamento sistemico” e basarsi “sul principio di precauzione, sulla responsabilità estesa del produttore e sul principio ‘chi inquina paga’”.