I Ministri dell’ambiente riuniti in Giappone hanno sottoscritto l’impegno a non produrre nuovo inquinamento da plastica nel 2040
Contro l’inquinamento da plastica si pensa alla riduzione di produzione e consumi, meccanismi di tassazione e bando al monouso
(Rinnovabili.it) – Eliminare l’inquinamento da plastica “aggiuntivo” entro il 2040. È questo l’impegno preso dal G7 ambiente di domenica, che ha guadagnato più di un titolo sui media internazionali. Un obiettivo, quello sottoscritto dai Ministri riuniti a Sapporo, in Giappone, che però appare distante e remoto. Non è una promessa a ripulire il pianeta, ma solo a non aggiungere altro inquinamento tra 17 anni. Il traguardo sarà possibile, spiega il G7, grazie all’aumento dell’economia circolare e alla riduzione o messa al bando della plastica monouso e non riciclabile.
L’impegno è, alla lettera, a “contrastare le plastiche monouso, le plastiche non riciclabili e le plastiche con additivi nocivi, attraverso misure quali l’eliminazione graduale – quando possibile – e la riduzione della produzione e del consumo; applicare strumenti per internalizzare i costi attribuibili all’inquinamento da plastica; attaccare le fonti, i percorsi e gli impatti delle microplastiche”.
La promessa del G7 segue la risoluzione ONU firmata poco più di un anno fa – il 2 marzo 2022 – da 175 Paesi, con cui si apriva alla stipula di un trattato giuridicamente vincolante sulla plastica entro la fine del 2024. Da allora, una coalizione di circa 50 Paesi ha spinto per andare oltre, per mettere fine all’inquinamento da plastica entro il 2040. Spalleggiandosi nella riunione del G7, alcuni di questi paesi (come Germania, Francia e Uk) hanno convinto USA e Giappone ad allinearsi.
Troppo poco e troppo tardi?
Per gli ambientalisti si tratta di un tempo troppo lungo, perché la plastica è ormai ovunque, tanto da aver spinto alcuni teorici a individuare negli strati di materiale rinvenuti nelle rocce il punto zero dell’Antropocene. L’OCSE ha calcolato che la produzione globale di plastica è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2019, passando da 234 milioni di tonnellate a 460 milioni di tonnellate e i rifiuti sono cresciuti ad un tasso ancora superiore rispetto alla produzione, raggiungendo 353 milioni di tonnellate nel 2019. Durante la pandemia si è verificata una leggera flessione, ma lo scenario resta da incubo: le stime dell’UNEP dicono che la plastica costituisce oggi almeno l’85% dei rifiuti marini. Solo il 9% dei rifiuti di plastica viene riciclato a livello globale, mentre il 19% finisce negli inceneritori e quasi il 50% nelle discariche. Il restante 22% viene smaltito in discariche incontrollate, bruciato in fosse a cielo aperto o disperso nell’ambiente.