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Russia, nuova strategia commerciale per la rotta del Mare del Nord

Con un documento firmato dal presidente Vladimir Putin, la Russia pone le basi per la propria espansione commerciale lungo la rotta del Mare del Nord. Entro il 2035, la nazione intende costruire 40 nuove navi, potenziare quattro aeroporti, costruire nuove infrastrutture, tra cui ferrovie e porti marittimi ed aumentare le agevolazioni fiscali per gli investitori interessati alle trivellazioni petrolifere

rotta del Mare del Nord
Di Pink floyd88 a – Opera propria, CC BY-SA 3.0, Collegamento

Nuove rompighiaccio, ferrovie, aeroporti e perfino un cavo in fibra ottica sottomarino. Così la Russia punta ad accaparrarsi il monopolio lungo la rotta del Mare del Nord

(Rinnovabili.it) – Firmato dal presidente Vladimir Putin, il decreto emanato dal Cremlino la scorsa settimana “Le basi della politica statale della Federazione Russa nell’Artico per il periodo fino al 2035“, definisce i piani politici ed economici della Russia per la regione artica, per la quale si prevede una “massiccia industrializzazione”. 

La strategia, che presenta lo sviluppo della rotta del Mare del Nord come “una comunicazione di trasporto nazionale russa competitiva a livello globale“, prepara di fatto il terreno ad  un ulteriore e crescente sfruttamento delle risorse naturali.

Trattandosi di un corridoio marittimo tra Cina ed Europa in grado di ridurre il viaggio del 40% rispetto alla navigazione attraverso il canale di Suez, negli ultimi anni, la rotta del Mare del Nord è stata interessata – complice anche lo scioglimento dei ghiacci –  da una più che significativa crescita del traffico. Secondo la Bellona Foundation, ONG internazionale ambientalista con sede a Oslo, le spedizioni di merci che nel 2019 hanno attraversato la rotta del Mare del Nord hanno superato le 30 milioni di tonnellate. La situazione parrebbe destinata a peggiorare ulteriormente: le nazioni artiche stanno costruendo nuove rompighiaccio, più potenti ed in grado di aprire nuove rotte di navigazione per tutto l’anno.

Il 30 gennaio 2020, Mosca ha approvato una serie di decreti ed impostato le basi economiche per la nuova strategia artica.

Per facilitare lo sfruttamento massiccio delle risorse naturali dell’Artico, entro il 2035 la Russia intende costruire almeno 40 nuove navi, potenziare quattro aeroporti regionali e costruire nuove infrastrutture, tra cui ferrovie e porti marittimi. Prima delle sue dimissioni, l’ex primo ministro russo Dmitry Medvedev aveva inoltre firmato una risoluzione che assegnava 1,85 miliardi di euro per la costruzione di un gigantesco rompighiaccio a propulsione nucleare. Compito della nuova flotta sarà quello di scortare le navi commerciali, comprese le più grandi navi cisterna, dalla regione di Yamal verso il Pacifico.

Il nuovo documento strategico delinea inoltre i piani per l’istallazione di un cavo di comunicazione in fibra ottica sottomarino lungo la rotta del Mare del Nord.

Elemento portante dell’intera strategia russa consiste in ogni caso nell’aumento dei mandati di trivellazione attraverso più convenienti agevolazioni fiscali per gli investitori. Nel dettaglio, le stime del governo parlano di circa 15 trilioni di rubli (circa 216 miliardi di euro) di nuovi investimenti nei prossimi 15 anni.

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Paradossalmente, la nuova strategia quindicennale mira anche a “prevenire i danni alle infrastrutture causati dai cambiamenti climatici globali”, ormai sempre più rapidi e frequenti a causa dello scioglimento del permafrost, delle inondazioni e degli incendi boschivi. Fenomeni a loro volta causati e peggiorati dalla crescente industrializzazione della regione artica. 

Il documento identifica anche alcune fra le principali minacce per la sicurezza nazionale della Russia. Negli ultimi anni, il Governo Putin ha rafforzato la propria presenza nei territori del nord, riaprendo le basi militari chiuse dopo la guerra fredda e modernizzando la flotta militare. Strategia che, per forza di cose, ha accresciuto ed aggravato il confronto con Washington.

Lungo la rotta del Mare del Nord, Mosca esige – in modo del tutto illegale –  che altre nazioni richiedano il permesso di transito, minacciando con la forza militare chiunque non si conformi“, ha dichiarato il segretario di Stato americano Mike Pompeo. 

La diffidenza degli Stati Uniti deriva anche dal fatto che le ambizioni economiche russe in Siberia e in Estremo Oriente richiedano spesso l’assistenza finanziaria cinese. Cosa che ha portato Mosca a stringere un seppur limitato partenariato artico con la Cina. 

In base al diritto internazionale, va ricordato, gli stati artici possono reclamare una “zona economica esclusiva” (ZEE) nelle acque che confinano fino a 200 miglia nautiche (370 chilometri) al largo. Le aree oltre le zone economiche hanno invece uno status legale internazionale. Ciò significa fondamentalmente che tutto è “in palio” fino a quando un paese non risulta in grado di dimostrare alle Nazioni Unite la proprietà della zona esterna.

La Rotta del Mare del Nord, definita ufficialmente dalla legislazione russa come una rotta che scorre lungo la costa artica dal Mar di Kara fino allo Stretto di Bering, si trova attualmente in acque artiche dentro la Zona economica esclusiva russa.

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