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Qualità dell’aria, nessuna città italiana supera l’esame

Inquinamento da PFAS
Credits: Foto-Rabe da Pixabay

Nel dossier la qualità dell’aria è valutata sui nuovi parametri OMS

(Rinnovabili.it) – All’orizzonte ci sono nuove multe europee se l’Italia non cambia decisamente rotta sull’inquinamento atmosferico. La qualità dell’aria del Belpaese si conferma pessima. Soprattutto nell’”imbuto” della pianura padana. Un “anno nero” quello appena finito, secondo il dossier di Legambiente “Mal’aria di città 2022”. Così nero che nessuno dei 102 capoluoghi di provincia monitorati ha superato l’esame.

Un rapporto che fa il bilancio sulla qualità dell’aria in città confrontando il valore medio annuale di PM10, PM2.5 e NO2 con i parametri suggeriti dall’OMS. Vale a dire una media annuale inferiore a 15 microgrammi per metro cubo (μg/m3) per il PM10, 5μg/m3 per il PM2.5 e 10μg/m3 per l’N02), secondo i nuovi valori aggiornati nel 2021.

Il 2021 in Italia: pessima qualità dell’aria

Va malissimo la qualità dell’aria per le polveri più sottili. I valori di PM2.5 sono stati superati da tutte le 102 città, nessuna esclusa. Solo una manciata è in regola per quanto riguarda il PM10: Caltanissetta, La Spezia, L’Aquila, Nuoro e Verbania. Altre 5 sono rimaste entro la soglia dell’OMS per il biossido di azoto, quasi tutte in Sicilia (Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa e Trapani).

La testa della classifica dice poco, più rivelatore è il fondo. Sono 17 le città che superano più del doppio il limite massimo per il PM10. La peggiore è Alessandria con una media annuale di 33μg/m3, seguita da Milano con 32 microgrammi, e poi Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino con 31. Sono 11 le città maglia nera per i PM2.5, rileva Legambiente, questa volta contando quelle che hanno sforato di 4 volte i limiti. Le peggiori sono ancora una volta al Nord con Cremona e Venezia. Per il NO2 superano la soglia di più di 3 volte Milano e Torino insieme ad altri 11 capoluoghi.

Le soluzioni? Il dossier di Legambiente sottolinea che bisogna innanzitutto “ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile, sempre più intermodale, in condivisione ed elettrica”. D’altronde, i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico”, commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Un cambio di paradigma è quanto mai necessario a partire proprio da questi due settori”.

L’alternativa è subire nuove procedure di infrazione. Perché al momento i limiti europei sono più alti di quelli dell’OMS. Ma è in arrivo la revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria. E userà proprio i parametri OMS come bussola. Nel giro di pochi anni, quindi, “questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti”, prevede Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. “L’Italia ha al momento attive tre procedure di infrazione per tre inquinanti come il PM10, PM2,5 e il biossido di azoto (NO2)”.