Lo studio dei ricercatori della Scripps institution of oceanography e della Herbert wertheim school of public health and human longevity science della università della California di San Diego. Le particelle più piccole di polveri sottili sono la componente principale del fumo degli incendi e riescono a penetrare nelle vie respiratorie dell’uomo, entrando anche nel flusso sanguigno e provocando danni agli organi. Maggiori sforzi per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Il fumo degli incendi può essere molto più dannoso per la salute rispetto alle polveri sottili provenienti da altre fonti, come ad esempio lo scarico delle auto. E’ il risultato cui sono giunti, dopo aver analizzato 14 anni di dati sui ricoveri ospedalieri, i ricercatori della Scripps institution of oceanography e della Herbert wertheim school of public health and human longevity science della università della California di San Diego.
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Dopo gli esperimenti in laboratorio, lo studio – che si concentra sulla California meridionale ed è stato finanziato dall’ufficio del presidente dell’università della California, dalla National oceanic and atmospheric administration (Noaa), dall’Alzheimer’s disease resource center for advancing minority aging research sempre presso l’università della California di San Diego e dall’Office of environmental health hazard assessment – conferma la valutazione del rischio sulla popolazione; rivela i rischi delle particelle più piccole di polveri sottili, le PM 2,5 che sono la componente principale del fumo degli incendi e che riescono a penetrare nelle vie respiratorie dell’uomo, entrando anche nel flusso sanguigno e provocando danni agli organi.
Secondo l’autrice Rosana Aguilera la ricerca suggerisce che supporre che tutte le particelle di una certa dimensione siano ugualmente tossiche può essere inaccurato e che gli effetti degli incendi, anche a distanza, rappresentano una preoccupazione molto importante per la salute umana. Attualmente non c’è un consenso unanime sul perché le polveri sottili PM2,5 degli incendi siano più dannosi per gli esseri umani rispetto ad altre fonti. Ma il punto è che il dato in se, specialmente in California, diventa molto preoccupante.
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Non sono da trascurare le implicazioni dei cambiamenti climatici: “Man mano che le condizioni nella California meridionale diventano più calde e secche, ci aspettiamo di assistere a un aumento dell’attività degli incendi – afferma il coautore dello studio, Tom Corringham – questo studio dimostra che il danno dovuto al fumo degli incendi potrebbe essere maggiore di quanto si pensasse in precedenza; cosa che rafforza l’importanza dei sistemi di rilevamento degli incendi e gli sforzi per la mitigazione dei cambiamenti climatici”.