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Rio Tinto congela la maxi miniera di litio di Loznica: “troppe proteste”

A un mese dall’inizio della fase più acuta delle proteste, dopo il voltafaccia del governo che teme di perdere voti in vista delle elezioni di aprile, anche il colosso minerario anglo-australiano mette in pausa il progetto da 2,4 mld di euro

Miniera di litio di Loznica: la vittoria degli ambientalisti in Serbia
Un campione di jadarite proveniente da Loznica. Di Dungodung – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=43989875

La miniera di litio ricca di jadarite potrebbe coprire il 10% del fabbisogno mondiale

(Rinnovabili.it) – Un mese di proteste, migliaia di cittadini per le strade di Belgrado e di altre città serbe, nessun cedimento dei movimenti ambientalisti di fronte alle prime concessioni del governo. Così, dopo il mezzo dietrofront del governo a metà dicembre, arriva la decisione ufficiale di Rio Tinto: dal 23 dicembre il colosso minerario anglo-australiano mette in pausa la mega miniera di litio di Loznica.

Nella regione di Loznica, presso il fiume Jadar, si trova uno dei giacimenti di litio più grandi del mondo. L’area è ricchissima di un borosilicato di litio e sodio (ribattezzato jadarite), stimato in 136 milioni di tonnellate. Da solo potrebbe coprire il 10% della domanda globale e cambiare la supply chain globale delle batterie al litio, oggi dominata dalla Cina. Scoperto nel 2004, è a centro di un affare che vale 2,4 mld di euro. Ma ha sollevato fin dal principio molte proteste per l’impatto ambientale.

Ruolo e ragioni delle proteste

Impatto che è ancora in corso di valutazione, mentre il governo non ha esitato a garantire i permessi di sfruttamento a Rio Tinto. Da ottobre 2020 le proteste sono aumentate fino a diventare di portata nazionale l’ultima settimana di novembre. Da allora, ogni sabato, migliaia di cittadini hanno manifestato in piazza.

All’inizio le richieste erano lo stop a una legge sull’esproprio, che avrebbe facilitato Rio Tinto e spianato la strada ad altri investimenti nel campo minerario, e la cancellazione delle modifiche alla legge sul referendum. Richieste che il presidente Aleksandar Vucic ha accolto a metà mese, intimorito dalla marea montante delle proteste (così vicine alle elezioni del prossimo aprile). Ma i manifestanti hanno alzato la posta: la nuova richiesta era mettere alla porta Rio Tinto e chiudere per sempre il capitolo della miniera di litio di Loznica.

Rio Tinto fa marcia indietro

Nelle scorse settimane qualcosa aveva iniziato a muoversi. Prima di Natale, la municipalità di Loznica aveva cancellato le concessioni terriere al colosso minerario. Non era abbastanza per bloccare davvero il progetto, ma la mossa aveva fatto capire chiaramente l’aria che tira. Messaggio ricevuto da Rio Tinto, che ha fatto mezza marcia indietro.

La miniera di litio è “in pausa”, fa sapere una portavoce della compagnia. “Vogliamo chiedere un dialogo pubblico, per far conoscere ai residenti tutti gli aspetti del nostro progetto. È estremamente difficile, in una campagna anti-mineraria così intensa e negativa, avere un dibattito ragionevole su qualsiasi argomento”.