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Uno “scotch” di batteri per catturare le microplastiche: soluzioni bio

I microbiologi hanno trovato un modo per utilizzare i batteri nella lotta all'inquinamento plastico, rimuovendole le microscopiche particelle polemiche dall'ambiente e rendendole più facili da riciclare.

Come eliminare le microplastiche dall’ambiente?

(rinnovabili.it) – I microbi potrebbero costituire la nuova arma nella lotta all’inquinamento da microplastiche. Soluzioni “biologiche” per abbattere i rifiuti non rappresentano una novità. Anche quando si tratta dell’inquinante più diffuso al mondo. Negli ultimi anni, infatti, la ricerca di settore si è focalizzata su cosiddetti batteri-mangia plastica, organismi in grado di digerire polimeri come il PET o il nylon. Ma il campo di applicazione è per lo più quello macro, dei grandi rifiuti plastici. Le microplastiche, particelle con dimensioni comprese tra 5 mm e appena 330 µm, hanno bisogno di un discorso a parte.

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La loro diffusione è altamente invasiva. Sono state ritrovate in campioni di acque dolci, aria, cibo e bevande. E gli ultimi studi stanno dimostrando i potenziali effetti di questi invisibili contaminanti sulla salute umana. Per quelle disperse nelle acque, gli impianti di trattamento forniscono una soluzione essenziale, ma le piccole dimensioni possono danneggiare i sistemi. Una mano al problema la dà la ricerca di Liu Yang, ricercatore presso il Politecnico di Hong Kong. In questi giorni Liu ha presentato alla conferenza annuale della Microbiology Society, una nuova tecnica per intrappolare e recuperare le microplastiche.

Il metodo utilizza biofilm batterici per intrappolare le particelle polimeriche. Questa sorta di pellicola appiccicosa creata dai microorganismi viene quindi elaborata e dispersa, rilasciando i minuscoli rifiuti per la lavorazione e il riciclo. Per il processo, Liu e colleghi hanno utilizzato il batterio Pseudomonas aeruginosa all’interno di un reattore. La biopellicola creata dall’aggregazione di P. aeruginosa ha funzionato come una sorta di retino colloso: ha raggruppato le microplastiche facendole affondare nella parte bassa del bioreattore. Gli scienziati hanno quindi indotto la dispersione del biofilm a livello genetico per “consentire un comodo rilascio delle microplastiche dalla matrice”.

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Il team considera questa tecnica ancora un proof-of-concept ma spera di riuscire a portare il processo dal laboratorio al mondo reale. Gli scienziati hanno anche in programma trovare composti naturali per stimolare la dispersione del biofilm. “Ciò fornirebbe una base per future applicazioni negli impianti di trattamento delle acque reflue, dove le microplastiche possono essere rimosse in modo sicuro e rispettoso dell’ambiente”.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.