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Anche a casa, contribuiamo alla creazione di microplastiche

Strappare una confezione, svitare un tappo e perfino scartare una tavoletta di cioccolato contribuirebbero a rilasciare microplastiche nell'ambiente.

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Credits: tom_crew da Pixabay

La diffusione di microplastiche può essere legata anche ad attività banali come strappare un pezzo di scotch

(Rinnovabili.it) –  Per immettere microplastiche nell’ambiente basta aprire una bottiglia, appallottolare un sacchetto o scartare una tavoletta di cioccolato. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports, anche la semplice apertura di imballaggi in plastica può contribuire in modo significativo ad aumentare la quantità di microplastica dispersa nell’ambiente.

Fino ad oggi, si riteneva che le microplastiche fossero rilasciate soprattutto dall’industria e dai suoi prodotti, come nel caso del settore tessile e della cosmesi, oppure che fossero prodotte dal progressivo deterioramento di oggetti in plastica, come bottigliette d’acqua o fili di nylon. Il “contributo” di attività quotidiane come quella di tagliare, strappare o torcere imballaggi e contenitori in plastica, dunque, non era stato preso in considerazione.

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Coadiuvato da un team di esperti, il ricercatore Cheng Fang dell’Università di Newcastle ha monitorato la generazione di microplastiche durante l’apertura di imballaggi, il taglio di nastri sigillanti e l’apertura di tappi di bottiglie in plastica. Attraverso la microscopia e dei testi chimici, i ricercatori hanno scoperto che ciascuna di queste azioni quotidiane e banali genera una significativa quantità di particelle. Nel dettaglio, si è stimato che tagliando una superficie in plastica lunga 300 cm si possono generare da 10 a 30 nanogrammi di microframmenti per volta

Nonostante questo attento calcolo, lo studio non è riuscito a risolvere i dubbi circa la possibile tossicità di queste microplastiche e, soprattutto, le modalità attraverso cui questi frammenti potrebbero essere ingeriti dall’uomo. Gli impatti sulla salute umana e animale delle microplastiche restano per il momento ancora incerti: secondo gli esperti, saranno necessari degli approfondimenti urgenti per valutarne i rischi effettivi.

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Per la stessa ragione, sarebbe anche necessario riconoscere che i termini plastica o microplastica sono di fatto troppo generici, specie se si tiene in considerazione la vasta e complessa gamma di materiali che varia per composizione chimica, dimensioni, consistenza e forma.