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Microplastiche nei microscopici animali antartici: ecco le prime prove

Una nuova ricerca dell’University College Dublin in collaborazione con l’Università di Siena ha scoperto che le microplastiche sono entrate nella rete alimentare del suolo antartico

Microplastiche
Credits: Tancredi Caruso, Associate Professor, UCD School of Biology and Environmental Science

Trovate microplastiche all’interno dei piccolissimi animali che vivono in un’isola remota in Antartide

(Rinnovabili.it) – A 120 km dalla punta più a nord dell’Antartide si trova King George Island, la più grande delle Isole Shetland meridionali, quasi interamente coperta di ghiaccio. Talmente remota che “se le microplastiche riescono a entrare nella rete alimentare qui, possono farlo in ogni luogo del pianeta”. Lo scrive Tancredi Caruso, professore alla School of Biology and Environmental Science dell’University College Dublin, in un articolo su The Conversation che presenta la sua ultima ricerca: “Plastica ovunque: le prime prove di frammenti di polistirolo all’interno del comune collembolo Cryptopygus antarcticus”. 

Con un gruppo di studio tutto italiano, il ricercatore ha guidato l’analisi della rete alimentare del suolo di King George Island, scoprendo che le microplastiche stanno diventando parte integrante di quelle comunità di organismi viventi nel terreno tutta o parte della loro vita. Nonostante gli effetti delle microplastiche siano più visibili negli ecosistemi acquatici, sempre più prove indicano come queste particelle inquinanti colpiscano anche piante e suolo. Lo stesso destino della catena alimentare marina lo stanno così subendo anche le reti alimentari terrestri

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Con Elisa Bergami e Ilaria Corsi dell’Università di Siena lo studio si è concentrato sul Cryptopygus antarcticus, una specie di collembolo, animale sub-millimetrico simile ad un insetto, fondamentale per ogni terreno. “La specie particolare che abbiamo analizzato – scrive Caruso – è centrale nelle reti alimentari del suolo antartico, ma è anche un buon rappresentante dei numerosi animali microscopici che abitano i suoli in tutto il mondo. Io stesso, nel 2005, ho studiato popolazioni di collemboli antartici, ma all’epoca non avevo pensato che questi animali potessero ingerire materie plastiche, […] il suolo antartico sembrava lontano da fonti di inquinamento”. 

Quindici anni dopo i campioni prelevati da King George Island hanno svelato colonie di animali cresciute su schiuma di poliestere (PS), “lo stesso tipo di rifiuti plastici che oggi troviamo sulle spiagge di tutto il mondo”, mentre si nutrivano di alghe, muschio, licheni e microfauna sviluppatisi sul polistirolo. Grazie alla spettroscopia infrarossa hanno “inequivocabilmente rilevato tracce di PS (meno di 100 µm) nell’intestino dei collemboli associati alla schiuma”, documentando così la loro capacità di ingerire plastica

Le materie plastiche– concludono i ricercatori – stanno quindi entrando nelle trame alimentari terrestri dell’Antartide e rappresentano un nuovo potenziale fattore di stress per gli ecosistemi polari che già stanno affrontando i cambiamenti climatici e l’aumento delle attività umane”. Il problema non riguarda però unicamente tali ecosistemi remoti. L’entrata delle microplastiche nella rete alimentare terrestre è un altro segnale d’allarme: ogni metro quadrato di terreno è popolato da centinaia di migliaia di questi animali microscopici che potrebbero “trasportare e ridistribuire frammenti di microplastiche attraverso l’intera lunghezza e profondità del suolo […]. Questa ridistribuzione della plastica potrebbe essere un processo globale”. 

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