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L’inquinamento da microplastica in mare sa contare fino a 171mila miliardi

Uno studio di 5 Gyres calcola l’ammontare di particelle plastiche inferiori ai 5 mm nei mari di tutto il Pianeta tra il 1979 e il 2019. La tendenza in crescita, se lasciata inalterata, le moltiplicherà per 2,6 volte entro il 2040

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Boom “senza precedenti” di inquinamento da microplastica in mare dopo il 2005

(Rinnovabili.it) – Nel 2019, sui mari di tutto il mondo galleggiavano almeno 171mila miliardi di particelle di plastica. Una quantità in netta crescita, soprattutto dopo il 2005. Se la traiettoria continua indisturbata, l’inquinamento da microplastica in mare può aumentare di quasi 3 volte già entro il 2040.

È il risultato di uno studio peer-reviewed condotto da 5 Gyres, un’associazione statunitense che si batte contro l’inquinamento da plastica in mare. Per microplastiche si intendono frammenti di materiale plastico di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, fino a pochi micron.

Queste possono essere rilasciate direttamente nell’ambiente (microplastiche primarie) attraverso, ad esempio, il lavaggio in lavatrice di indumenti o la polverizzazione degli pneumatici durante la guida, oppure indirettamente (microplastiche secondarie) quando derivano dal degrado di oggetti di plastica di dimensioni maggiori.

L’inquinamento da microplastica in mare è uno dei principali problemi sollevati dalla dispersione nell’ambiente di materie plastiche. Dagli anni 50, l’agenzia dell’Onu per la protezione ambientale (Unep) calcola che siano state prodotte più o meno 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, di cui almeno il 60% è finito in discarica o direttamente nell’ambiente. Finendo in gran parte negli oceani. L’Italia è un hotspot nel contesto del Mediterraneo: sui fondali della penisola si concentra il 70% dei rifiuti plastici del Mare Nostrum, di cui il 77% è plastica.

Quanto pesa l’inquinamento da microplastica in mare?

Per dare una stima del fenomeno, i ricercatori hanno utilizzato i dati sulla plastica presente sulla superficie marina raccolti da quasi 12mila stazioni di monitoraggio sparse in 6 regioni marine e relativi al periodo 1979-2019.

“Abbiamo riscontrato un’allarmante tendenza alla crescita esponenziale delle microplastiche nell’oceano globale a partire dal millennio”, ha dichiarato in una nota Marcus Eriksen, cofondatore di 5 Gyres. Se l’aumento successivo al 2005 “non ha precedenti”, le proiezioni per il futuro dicono che il volume di particelle di plastica disperse in mare può crescere di altre 2,6 volte nei prossimi 17 anni.

Per invertire la rotta è vitale riuscire a raggiungere un buon accordo globale contro la plastica, sostiene l’associazione. “Abbiamo bisogno di un forte trattato globale delle Nazioni Unite sull’inquinamento da plastica, giuridicamente vincolante, che fermi il problema alla fonte”, ha aggiunto Eriksen.

In questi mesi è in corso il negoziato per stilare il primo trattato sulla plastica con valenza globale. Il processo dovrebbe culminare nel 2024. Sui contenuti c’è ancora molta incertezza. Alcuni paesi premono per fissare obiettivi di riduzione della produzione vincolanti per legge, mentre altri preferiscono puntare solo su target più alti di riciclo.

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