L’aggiornamento del rapporto UE sulla qualità dell’aria nel continente confronta le rilevazioni consolidate relative al 2019 con le nuove soglie Oms stabilite lo scorso settembre. Dal 2005 a oggi l’inquinamento atmosferico è calato del 33%
L’Air Quality in Europe 2021 fa il punto sugli inquinanti atmosferici
(Rinnovabili.it) – Le polveri sottili hanno causato più di 300mila morti premature in tutta l’Europa a 27 nel 2019. Nonostante i passi in avanti, l’UE ha ancora una lunga strada da percorrere sulla qualità dell’aria. Gli inquinanti atmosferici, infatti, restano un fattore che incide moltissimo sulla salute di quasi mezzo miliardo di cittadini.
L’inquinamento dell’aria è ancora il più grande rischio ambientale per la salute in Europa e causa malattie cardiovascolari e respiratorie che, nei casi più gravi, portano a morti premature. Lo raccontano i dati sulla qualità dell’aria contenuti nel monitoraggio annuale dell’Agenzia europea per l’ambiente Air quality in Europe 2021.
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Chi vive nelle città europee respira più polveri sottili (PM2.5) di quanto raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità: i centri urbani che hanno sforato le soglie Oms nel 2019 sono stati il 97%. In realtà il dato si riferisce alle rilevazioni di 2 anni fa ma confrontate con i nuovi massimali che l’agenzia Onu ha stabilito solo lo scorso settembre per 6 tipi di inquinanti atmosferici, che nel caso del PM2.5 è di 5 μg/m3. Per l’UE, invece, la soglia scatta a 25 μg/m3 e quindi gli sforamenti riguardano soltanto il 4% della popolazione europea.
Va ancora peggio per i PM10: tutti i 27 paesi UE sono sopra il limite Oms di 15 μg/m3, mentre se si guarda alle soglie UE i massimali sono stati superati solo dal 14% delle stazioni di monitoraggio, anche cui per la maggior parte (87%) in ambito urbano.
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Sul biossido di azoto, dovuto prevalentemente alle emissioni del trasporto su strada, il 94% della popolazione urbana è esposto a livelli superiori alle linee guida dell’Oms (il 4% supera quelle UE). Il 99% della popolazione urbana è esposto a livelli di ozono oltre le soglie Oms, che diventa il 34% con i valori UE.
Il rapporto sugli inquinanti atmosferici sottolinea che c’è una chiara tendenza al miglioramento: dal 2005 al 2019, il calo dell’inquinamento dell’aria è del 33%. Ma gli obiettivi europei impongono di arrivare a una riduzione del 55% entro la fine di questo decennio sui livelli del 2005.