Il governo ha approvato ieri la possibilità per gli allevatori di vendere allo stato le loro aziende, che gliele pagherà il 20% in più del loro valore reale. Ma solo per chi aderisce al programma entro aprile 2024. La misura, criticatissima dagli allevatori, è in discussione da molti anni
L’Olanda è il peggior paese UE per inquinamento da azoto
(Rinnovabili.it) – Da oggi gli allevatori olandesi possono decidere di vendere la loro attività allo stato, che gliela pagherà il 120% del suo valore. A patto che l’azienda generi ogni anno almeno 2500 moli di azoto, circa 70 kg, in terreni adiacenti a riserve naturali. È la formula dell’esproprio (con compensazioni) con cui il governo olandese prova a risolvere il problema dell’inquinamento da azoto dei terreni. Una ricetta radicale che aleggia da anni e che ha innescato le più imponenti proteste contro l’esecutivo, guidate da contadini e allevatori, poi confluite in un soggetto politico, il Movimento contadino-cittadino (BoerBurgerBeweging, BBB) che pochi mesi fa è riuscito a eleggere dei rappresentanti alle elezioni provinciali.
Abbattere l’inquinamento da azoto
Nei Paesi Bassi ci sono 17 milioni di abitanti e 100 milioni di capi di bestiame. Una densità altissima che rende il paese uno dei più colpiti dai problemi connessi con il ciclo dell’azoto. I processi di azotofissazione che avvengono principalmente tramite batteri presenti nel terreno risentono infatti dell’enorme quantità di questo elemento introdotta nell’ambiente con l’uso di fertilizzanti chimici e l’allevamento intensivo. Il risultato è una sovrabbondanza di ammoniaca nei terreni che ha conseguenze a cascata sull’ecosistema, inclusa la produzione agricola, e in modo indiretto anche sulla salute umana.
Come funzionerà l’esproprio
Per arginare le storture del ciclo dell’azoto l’unica soluzione possibile è intervenire a monte, riducendo l’azoto in ingresso nei terreni. Quindi: mettendo dei limiti all’allevamento. L’Olanda ha scelto di farlo con una ricetta giudicata da molti radicale e per questo estremamente criticata: invogliare gli allevatori a chiudere le loro attività. Spostare le aziende non risolverebbe del tutto il problema e mettere dei limiti più stringenti spesso va incontro all’opposizione degli interessati.
Ieri il governo ha dato il via libera alla versione definitiva del piano per ridurre l’inquinamento da azoto. Le opzioni a disposizione degli allevatori saranno tre. Primo, vendere volontariamente allo Stato realizzando un guadagno importante, grazie a condizioni che il governo offrirà solo per un periodo limitato, fino ad aprile 2024. È la misura su cui l’Aia punta di più. Secondo, adottare metodi di allevamento più sostenibili. Terzo, spostarsi altrove. Le ultime due misure per ora sono in standby al vaglio della Commissione Europea che ne sta vagliando la conformità con le regole sugli aiuti di stato. A decidere quale delle tre opzioni è la più indicata sarà un case manager dedicato a cui si potranno rivolgere gli allevatori e che giudicherà caso per caso.
BBB sul piede di guerra
La maggior parte delle aziende agricole che rispondono ai criteri per l’esproprio (il 60% del totale) sono concentrate nel Gelderland, la provincia olandese dove non a caso il BBB è uscito con ottimi risultati dalle urne e ha eletto dei rappresentanti. Il partito ha già criticato il lancio ufficiale del programma definendo “deplorevole” che il governo abbia fatto partire solo l’opzione dell’esproprio e non le altre due perché si metterebbe a rischio la produzione alimentare: “Per quanto ci riguarda, la salvaguardia della produzione alimentare nel nostro paese dovrebbe essere la priorità assoluta”, si legge in una nota stampa del partito.