La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Science Advances, ha considerato l'impatto di un aumento minimo dell'inquinamento medio sulle morti per Covid-19 negli USA
L’inquinamento atmosferico è correlato alle morti per Covid
(Rinnovabili.it) – Quello che respiriamo può fare davvero la differenza per chi si prende il Covid. Il legame tra qualità dell’aria e rischio di complicazioni anche gravi con il coronavirus adesso è provato scientificamente. Nello specifico, anche solo un piccolo aumento dell’esposizione a lungo termine delle persone all’inquinamento atmosferico è associato a un aumento dell’11% delle morti per Covid-19. Un altro studio recente suggerisce invece che il 15% di tutti i decessi di Covid-19 nel mondo sono attribuibili all’aria inquinata.
Quello che questi studi riescono a dire è che esiste una correlazione tra i due fenomeni, inquinamento atmosferico e morte per Covid. Una correlazione non è ancora una prova definitiva di un nesso causale. Per quella bisognerà attendere nuove rilevazioni, analisi dei dati su grandi numeri di pazienti, e ricerche più approfondite sulla storia clinica del singolo. Ma è abbastanza per aggiungere un altro tassello alla nostra comprensione dei legami tra pandemia e l’ambiente in cui viviamo.
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Respirare aria inquinata da anni è già un fattore identificato come causa di malattie cardiache e polmonari. Le stesse patologie che intervengono a peggiorare le infezioni da coronavirus.
La nuova ricerca è apparsa sulla rivista Science Advances. Ha considerato l’impatto di un aumento minimo dell’inquinamento medio, oltre 16 anni prima della pandemia, sulle morti di Covid-19 in 3.089 contee degli Stati Uniti, coprendo così il 98% della popolazione. Lo studio ha tenuto conto di oltre 20 altri fattori, tra cui densità di popolazione, ordinanze di soggiorno a livello statale, fornitura di letti ospedalieri e condizioni economiche.
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“È sorprendente che anche solo piccole differenze nei livelli di inquinamento siano collegate a livelli significativamente più alti di Covid-19”, ha commentato al Guardian Mark Miller dell’università di Edinburgo, esperto di impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico. “Anche se questo studio è stato condotto negli Stati Uniti, non c’è motivo di credere che una situazione simile non si sarebbe verificata in qualsiasi altra parte del mondo”.