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AQLI: inquinamento atmosferico, minaccia più grave del coronavirus

Gli alti livelli di particolato continuano ad essere un fattore di rischio importante e, secondo l'Air Quality Life Index, il pianeta non sta migliorando la lotta contro lo smog: i progressi compiuti in alcuni paesi vengono controbilanciati dal peggioramento della qualità dell'aria in altri

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Se si reagisse all’inquinamento atmosferico come si sta facendo contro il coronavirus, si potrebbero salvare milioni di vite umane

(Rinnovabili.it) – “Sebbene la minaccia del COVID-19 sia grave e meriti ogni attenzione, riconoscere la gravità dell’inquinamento atmosferico e reagire con una forza simile a quella usata contro il nuovo coronavirus consentirebbe a miliardi di persone in tutto il mondo di condurre una vita più lunga e più sana”. Ad affermarlo è Michael Greenstone, in occasione del lancio del nuovo report dell’Air Quality Life Index (AQLI)

Prodotto dall’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago, l’AQLI nasce con l’obiettivo di “tradurre” le concentrazioni di particolato atmosferico in un preciso impatto sull’aspettativa di vita. Si tratta di uno strumento che permette a cittadini e decisori politici di determinare quanto le misure anti-smog sia effettivamente benefiche.

I nuovi dati sottolineano un aspetto solo in apparenza scontato: le polveri sottili presenti nell’aria che respiriamo rappresentano un rischio per la nostra salute ben più grave del COVID-19. E mentre il mondo è impegnato a realizzare un vaccino efficace contro questo coronavirus, i progressi nella lotta contro lo smog sono in fase di stallo: l‘inquinamento atmosferico continua ridurre l’aspettativa di vita globale di almeno due anni. Il dato è rimasto costante negli ultimi due decenni anche se molti Paesi hanno migliorato la qualità dell’aria. Ogni beneficio è stato, infatti, annullato dal peggioramento in altre Nazioni.

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Anche nelle regioni dove i titoli dei giornali si preoccupano più di malattie quali malaria e HIV/AIDS, l’inquinamento atmosferico da particolato ha un impatto analogo sull’aspettativa di vita delle persone.

La buona notizia è che ora esiste un track record di quei paesi che decidono di agire per pulire l’aria”, spiega Greenstone. Un esempio viene dalla Cina che dal 2013 ha iniziato una “guerra contro l’inquinamento atmosferico”, ridotto del 40%: se verrà mantenuto questo standard, i cittadini cinesi potranno vivere circa 2 anni in più rispetto a 8 anni fa. Come conclude Greenstone, “la soluzione è precisamente in una solida politica pubblica[…]. Visto che ad oggi i paesi cercano di bilanciare gli obiettivi di crescita economica con quelli di qualità ambientale, la lezione storica globale è che la politica può ridurre l’inquinamento atmosferico in un’ampia varietà di contesti politici”. 

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