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Glifosato, l’EPA ha sorvolato sul rischio di cancro e sull’impatto ambientale

La sentenza del 9° circuito della corte d’appello degli Stati Uniti è arrivata all’unanimità. L’Agenzia per la protezione ambientale degli USA deve riaprire la procedura di valutazione per l’uso dell’erbicida di Bayer-Monsanto. L’ultimo ok, arrivato nel 2020, non ha considerato adeguatamente i rischi per la salute umana e per l’ambiente

Glifosato: slitta la decisione UE sul rinnovo all’erbicida più controverso
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Il glifosato è la molecola alla base dei più comuni prodotti fitosanitari

(Rinnovabili.it) – Non ha tenuto in giusta considerazione e possibili rischi per la salute umana e per l’ambiente. Per questo, l’Epa deve riaprire la procedura di valutazione del glifosato, la molecola alla base dei più comuni erbicidi come il Roundup di Bayer-Monsanto. Lo ha deciso il nono circuito della Corte d’appello degli Stati Uniti, dopo che una coalizione di ong ambientaliste aveva trascinato l’agenzia per la protezione ambientale statunitense in tribunale dopo l’ultimo rinnovo dell’autorizzazione nel gennaio 2020.

Nelle 54 pagine di sentenza, i giudici ritengono illegittima la registrazione provvisoria del glifosato da parte dell’amministrazione Trump nel 2020 perché “l’EPA non ha considerato adeguatamente se il glifosato provoca il cancro e si è sottratta ai suoi doveri ai sensi dell’Endangered Species Act (ESA)”.

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“La decisione odierna dà voce a coloro che soffrono del cancro del glifosato, il linfoma non-Hodgkin”, ha dichiarato Amy van Saun, avvocato del Center for Food Safety e consulente legale principale del caso, lanciato insieme a Natural Resources Defense Council e Rural Coalition. “La conclusione dell’EPA sul rischio di non cancro non ha retto all’esame. Oggi è una vittoria importante per i lavoratori agricoli e per le altre persone esposte al glifosato. Anche la fauna selvatica minacciata ha vinto oggi, poiché la corte ha convenuto che l’EPA deve garantire la sicurezza delle specie minacciate prima di dare il via libera al glifosato”.

“L’incapacità dell’EPA di agire sulla base di dati scientifici, come descritto nel contenzioso, ha conseguenze negative per la salute dei lavoratori agricoli, del pubblico e degli ecosistemi”, ha dichiarato Jay Feldman, direttore esecutivo di Beyond Pesticides, una delle tante organizzazioni che si sono costituite parte civile nel caso lanciato dalle 3 ong. “L’EPA dovrebbe iniziare a spostare la produzione alimentare verso pratiche e materiali alternativi non tossici e meno tossici che soddisfino il suo dovere statutario”.

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