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Condanna storica per Shell: è responsabile del disastro ambientale in Nigeria

Dopo 12 anni di processo, la corte d’appello dell’Aia condanna il gigante olandese. Non soltanto la sua sussidiaria che opera nel delta del Niger: una sentenza che può fare scuola

Disastro ambientale: sentenza storica su Shell per l’inquinamento nel delta del Niger
credits: Dennis Larsen da Pixabay

Il disastro ambientale risale ai primi anni 2000

(Rinnovabili.it) – Condannata a risarcire i contadini nigeriani danneggiati dalle fuoriuscite di petrolio. La sentenza della corte d’appello dell’Aia inchioda la compagnia olandese Shell per disastro ambientale nel delta del fiume Niger. Non solo la sua sussidiaria per le operazioni in Nigeria, la Shell Petroleum Development Company of Nigeria Ltd. Anche la casa madre è colpita dal dispositivo della sentenza, che obbliga la major petrolifera ad installare dei sistemi di monitoraggio per gli oil spill lungo i suoi oleodotti nel paese africano.

“È la prima volta che un tribunale ritiene una società transnazionale olandese responsabile del suo duty of care all’estero”, commenta in una nota l’ong ecologista Friends of the Earth, che ha promosso e seguito il caso. “È enorme che Shell debba compensare il danno”, sottolinea Donald Pols, direttore di Milieudefensie che ha dato manforte a FotE. “Questo è anche un avvertimento per tutte le società transnazionali olandesi coinvolte nell’ingiustizia in tutto il mondo. Le vittime dell’inquinamento ambientale, dell’accaparramento di terre o dello sfruttamento ora hanno maggiori possibilità di vincere una battaglia legale contro le aziende coinvolte. Le persone nei paesi in via di sviluppo non sono più prive di diritti di fronte alle multinazionali”.

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In effetti, in primo grado il tribunale olandese competente aveva riconosciuto la responsabilità nel disastro ambientale solo per la sussidiaria. Ci sono comunque voluti più di 12 anni di iter giudiziario per arrivare a questa sentenza. Contro la quale i condannati possono ancora fare ricorso in cassazione.

Il tribunale ha rigettato la linea di difesa di Shell. La compagnia aveva provato a convincere la corte che la fuoriuscita di petrolio era dovuta a sabotaggi. Il tribunale però è arrivato alla conclusione che la major non aveva provato la sua affermazione oltre ogni ragionevole dubbio. Di qui la condanna.

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L’aspetto che più fa gioire gli ecologisti è però il riconoscimento di una corresponsabilità di Shell e non soltanto della sua sussidiaria. Una decisione che può fare giurisprudenza e aggiungere pressione sulle altre major del petrolio nelle loro attività all’estero.