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Cosa aspettarsi dai negoziati sul Plastics Treaty

Il secondo comitato intergovernativo si riunisce a Parigi per discutere il Plastics Treaty. Ma le insidie sono dietro l'angolo

Plastics Treaty
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Una settimana decisiva per far avanzare il Plastics Treaty

(Rinnovabili.it) – Migliaia di negoziatori da ogni paese del mondo sono a Parigi per il nuovo round di negoziati del Plastics Treaty, il trattato globale contro l’inquinamento da plastica. L’intenzione delle Nazioni Unite è quella di chiudere il documento entro il 2024, un obiettivo ambizioso per un trattato vincolante.

In verità è già da un anno che si tratta per arrivare al testo condiviso. Nel dicembre 2022, gli stati membri dell’ONU si sono riuniti per per un primo comitato intergovernativo (INC-1) a Punta del Este, in Uruguay. Il segretariato al termine della sessione ha chiesto a governi e parti interessate di presentare documenti che delineassero i potenziali elementi per il futuro trattato. Sono emerse proposte comuni che comprendono il riconoscimento dei danni che l’intero ciclo della plastica causa alla salute, al clima, alla biodiversità e ai diritti umani. Alcuni Stati membri hanno incluso anche controlli sui volumi di produzione e sulle sostanze chimiche pericolose. Sulla base dei contributi, il segretariato ha prodotto un documento che elenca le opzioni sul tavolo e delinea la gamma di argomenti che possono essere inclusi in un futuro trattato. Questo testo sarà la base dei negoziati di questo secondo comitato intergovernativo (INC-2) a Parigi.

C’è molta aspettativa per questa sessione, in verità. Il programma ambientale dell’ONU (UNEP), ha infatti ventilato la possibilità che si chiuda con la roadmap per la pubblicazione di una “bozza zero” (zero draft) del Trattato prima del prossimo round negoziale.

La strada verso un accordo ambizioso è però in salita. Il Center for International Evironmental Law (CIEL), organizzazione della società civile che segue da vicino il negoziato, elenca i principali ostacoli in un suo briefing. Innanzitutto, CIEL nota una volontà delle parti di concentrarsi soprattutto sui rifiuti di plastica, non su tutta la filiera. Ma affinché il trattato adempia al suo mandato, spiegano gli esperti “deve tenere conto delle emissioni e dei rischi derivanti dalla produzione, dall’uso, dalla gestione dei rifiuti”.

L’altro importante passaggio riguarda la forza dei vincoli inseriti nel trattato. Negoziare un altro “accordo di Parigi” volontario e basato su impegni nazionali, sarebbe troppo debole. Occorrono misure vincolanti a livello globale. E poi c’è la partecipazione, che a Parigi sembra non sarà garantita pienamente. Ogni organizzazione riceverà infatti un solo pass per la sede UNESCO dove avranno luogo i negoziati. Lo spazio può accogliere 1500 persone, mentre quelle registrate sono quasi il doppio.