Rinnovabili • Combustibili fossili: 5 mln di morti l’anno per l’inquinamento

I combustibili fossili “uccidono” 5 milioni di persone l’anno

Uno studio pubblicato su British Medical Journal alza di molto le stime sui decessi potenzialmente evitabili con un accordo per il phase out totale delle fossili in discussione alla Cop28 di Dubai

Combustibili fossili: 5 mln di morti l’anno per l’inquinamento
Foto di Patrick Hendry su Unsplash

Petrolio, gas e carbone dietro il 61% dei decessi per inquinamento atmosferico

(Rinnovabili.it) – Ogni anno l’inquinamento atmosferico causa oltre 8 milioni di decessi. In più di 6 casi su 10, le morti sono direttamente attribuibili ai combustibili fossili. Una percentuale significativamente più alta di quanto si credeva finora. Lo rivela uno studio pubblicato sul British Medical Journal da un team internazionale di scienziati.

Usando i dati sull’inquinamento dell’aria per particolato sottile e ozono relativi al 2019 a livello globale e incrociandoli con alcuni nuovi modelli di rischio, gli autori hanno determinato che circa 5,13 milioni di decessi (con una forchetta tra 3,63 e 6,32 mln) l’anno, sugli 8,34 mln totali provocati dalla scarsa qualità dell’aria, dipendono dalle frazioni di polveri sottili generate dalla combustione di petrolio, gas e carbone. Il 61% del totale.

Decessi che potrebbero essere “potenzialmente evitati eliminando gradualmente i combustibili fossili”, sottolineano gli autori. Ovvero, trovando un’intesa globale per il phase out delle fossili, uno dei dossier più caldi in discussione alla Cop28 di Dubai, al via oggi.

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Affrontare il nodo delle fossili, calcolano ancora i ricercatori, permetterebbe di abbattere l’82% del numero massimo di morti per inquinamento atmosferico che potrebbero essere evitati controllando tutte le emissioni di origine antropica. Un dato importante, soprattutto visto che il summit sul clima di Dubai è il primo, dal 1995, a prevedere una sezione apposita dedicata al nesso tra crisi climatica e salute.

Stime, queste, che sono più alte di quelle presentate in studi precedenti. Tre i motivi, tutti legati al nuovo modello di rischio relativo utilizzato: “ha implicazioni per i paesi ad alto reddito (in gran parte ad alta intensità di combustibili fossili) e per i paesi a basso e medio reddito dove l’uso di combustibili fossili è crescente; tiene conto della mortalità per tutte le cause oltre alla mortalità specifica per malattia; la grande riduzione dell’inquinamento atmosferico derivante dall’eliminazione graduale dei combustibili fossili può ridurre notevolmente l’esposizione”, spiegano gli autori.

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