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Capire l’impatto di micro e nanoplastiche sull’organismo

Sono ovunque e contaminano anche il corpo umano. Un progetto UE intende capire quale impatto abbiano micro e nanoplastiche su di noi

micro e nanoplastiche
Foto di Sören Funk su Unsplash

Dall’analisi dei dati sulle micro e nanoplastiche inalate, verranno avanzate proposte di policy

(Rinnovabili.it) – Quindici partner, sette paesi coinvolti, un grande problema da indagare. Si tratta degli effetti sulla salute di micro e nanoplastiche, che sempre più preoccupano scienziati, decisori politici e opinione pubblica. Il progetto europeo che se ne occupa si chiama Polyrisk, e l’ENEA ne fa parte per l’Italia. Prevede l’analisi di scenari di vita reale come l’impatto su pedoni in strade trafficate, su atleti che si allenano in ambienti chiusi dove ci sono tappeti erbosi artificiali e su operai nelle industrie tessili e della gomma sintetica. 

L’intento è calcolare quanto le micro e nanoplastiche vengano effettivamente inalate nel nostro corpo. Si tratta di minuscole particelle generalmente invisibili a occhio nudo. Le prime hanno dimensioni tra 1 e 5 micrometri, le altre inferiori al micrometro. Sono ormai ampiamente diffuse e si accumulano nei tessuti di gran parte delle specie viventi. La catena alimentare ne è ormai contaminata e non c’è verso di venirne a capo. Micro e nanoplastiche si formano dalla dispersione nell’ambiente dei rifiuti di plastica, che poi si degradano in modo incontrollato a causa degli agenti atmosferici. Tuttavia, anche negli impianti di riciclo il problema non viene risolto. Hanno fatto il giro del mondo le ricerche che mostrano come i sistemi di filtraggio degli impianti non riescano a evitare l’inquinamento. Da dove cominciare, quindi? Sicuramente da una riduzione della produzione di plastica. Ma anche dal capire cosa succede a chi inala frammenti di plastica in quantità.

Il progetto europeo si interroga quindi sui reali impatti di questa contaminazione. Secondo Sonia Manzo, responsabile del progetto per l’ENEA, l’idea è “mettere a punto metodi per produrre microplastiche simili a quelle ambientali da utilizzare come riferimento per definire i rischi e caratterizzare i materiali plastici in scenari di vita reale”. Con Polyrisk, gli esperti cercano di “colmare le lacune in materia al fine di supportare misure normative che tengano conto di dati e analisi scientifiche sui rischi delle microplastiche per la salute umana”.