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Inquinamento: la pratica del flaring deve finire

Bruciare il gas estratto insieme al petrolio è sbagliato e genera inquinamento. Entro il 2030 la Banca Mondiale propone di trovare soluzioni alternative

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Il flaring in Nigeria copre di inquinamento 20 milioni di persone

 

(Rinnovabili.it) – Tra i problemi causati dai combustibili fossili in termini di inquinamento, spesso si dimenticano pratiche come il flaring. Ma secondo la Banca Mondiale sarebbero 16 mila le torri di impianti industriali che bruciano il gas in eccesso estratto insieme al petrolio, producendo 350 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Tuttavia, la combustione incompleta di prodotti petroliferi produce un pigmento chiamato black carbon, o nerofumo, considerato probabilmente cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

Più di 20 milioni di persone nel delta del Niger, dove Shell ha generato un inquinamento difficilmente reversibile, sono esposte agli effetti del nerofumo, liberato in maggior quantità da pozzi di trivellazione e raffineria in terraferma rispetto alle piattaforme marine.

 

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A livello globale, la pratica del flaring è in crescita, ma in alcune zone si registrano dei miglioramenti: la Nigeria lo ha ridotto del 18% tra il 2013 al 2015, passando da primo a settimo paese al mondo. L’Iraq invece è stato l’ultimo paese ad aderire all’iniziativa della Banca Mondiale per eliminare il flaring di routine entro il 2030. Ogni anno, queste enormi torce bruciano gas che potrebbe produrre circa 750 miliardi di kWh di energia elettrica, più del consumo annuo del continente africano.

Gli effetti non sono solo circoscritti alle torri petrolifere. I venti portano l’inquinamento da flaring in aree dove nemmeno insiste una simile concentrazione di industrie dell’oil&gas. L’inquinamento atmosferico, in Africa, per centinaia di chilometri quadrati è al di sopra delle linee guida varate dall’Organizzazione mondiale della sanità per il biossido di azoto e l’ozono.

Questi inquinanti causano anche le piogge acide che affliggono luoghi sensibili e fondamentali per l’ecosistema, come la savana, le mangrovie, le foreste pluviali, le acque dolci e le coltivazioni. Tuttavia, secondo la Banca Mondiale vi sono speranze: il 27% dell’inquinamento da flaring è causato soltanto dal 14% delle torce, almeno in Nigeria. Ma si tratta di un problema che è necessario affrontare in tutto il mondo.

 

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