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Inquinamento in Cina, l’industria continua a gabbare il governo

Nonostante leggi più restrittive, minacce di chiusura o di sanzioni illimitate, le imprese del carbone cinesi continuano a truccare i dati sull'inquinamento

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(Rinnovabili.it) – L’industria cinese continua a falsificare i dati sulle emissioni, rendendo pressoché inutili i tentativi del governo di fermare il grave inquinamento dell’aria nel Paese. Le centrali a carbone coprono i tre quarti della capacità di generazione del Dragone, e rappresentano una delle principali fonti dello smog che infesta i cieli delle grandi città. È in gran parte a causa di questi impianti se, recentemente, si sono susseguiti allarmi rossi che hanno costretto le autorità a misure eccezionali e limitato gli spostamenti delle persone, la cui incolumità è stata messa in pericolo.

L’esecutivo sta trovando ostacoli insormontabili al suo programma di riduzione dell’inquinamento: le norme più severe imposte al settore energetico vengono continuamente aggirate. Basti pensare che non sono disponibili dati ufficiali sulla portata del problema delle emissioni di anidride solforosa – uno dei gas nocivi più pericolosi – da quando un audit del governo, nel 2013, ha scoperto le falsificazioni operate da centinaia di società energetiche.

 

Inquinamento in Cina, l’industria continua a gabbare il governo 2Secondo Reuters, le imprese che forniscono anche servizi di riscaldamento per le comunità locali potrebbero sovrastimare la quantità di carbone utilizzato per la produzione di calore, che non è soggetto a monitoraggio diretto, e sottovalutare la quantità utilizzata per l’elettricità.

Pechino ha aumentato la severità delle sue leggi di protezione ambientale negli ultimi anni. La modifica normativa in vigore dall’inizio del 2015 fornisce alle autorità più poteri per punire le imprese e i funzionari responsabili di violazioni (tra cui la manipolazione dei dati) con sanzioni illimitate e minacce di chiusura.

A dicembre, nel suo ultimo tentativo di ridurre l’inquinamento, il governo ha ordinato a tutte le imprese elettriche del carbone di ridurre i livelli di sostanze inquinanti come il biossido di zolfo del 60% entro il 2020, dichiarando che avrebbe chiuso gli impianti inefficienti sussidiando invece quelli più tecnologicamente avanzati.

Ma spesso ha ottenuto l’effetto contrario: per le centrali già sotto pressione a causa di una sovracapacità mista a un rallentamento nella crescita della domanda, le minacce di pesanti multe o chiusure forzate offrono anche un potente incentivo a truccare i dato delle emissioni.