L’Australia sta distruggendo il reef con l'inquinamento dell’espansione portuale. L’Unesco valuta l’inserimento nella lista dei patrimoni in pericolo
(Rinnovabili.it) – La Grande Barriera Corallina rischia di entrare ufficialmente nella lista delle meraviglie in pericolo per colpa dell’inquinamento. A meno che l’Australia non metta in piedi un sistema di veri finanziamenti per ridurre gli interventi che la stanno distruggendo. In primo luogo, per fermare il massacro di questo patrimonio dell’umanità, sarebbe necessario estendere il divieto di scarico di sedimenti alle acque in cui si trova il reef. È quello su cui stanno spingendo i gruppi ambientalisti, i quali hanno chiamato in causa le Nazioni Unite.
In una presentazione congiunta davanti all’Onu, il Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, il World Wildlife Fund e l’Australian Marine Conservation Society hanno sostenuto che il governo di Canberra non ha minimamente affrontato le principali preoccupazioni manifestate riguardo alla salute della barriera corallina. I gruppi chiedono un ulteriore impegno, quantificato in 500 milioni di dollari, per evitare che sostanze chimiche e pesticidi utilizzati nei terreni agricoli defluiscano nel mare fino al reef.
L’incontro alle Nazioni Unite è stato anche un palcoscenico da cui esortare il governo australiano a vietare lo scarico di materiale ricavato dai fondali dragati per l’ampliamento dei porti in questa zona che è patrimonio dell’umanità. Il governo federale si è impegnato a vietare il dumping , ma solo nel parco marino del reef, che non comprende le aree portuali adiacenti.
50 grattacieli di rifiuti soffocano i coralli
Il WWF sta combattendo da mesi una battaglia contro l’industrializzazione irresponsabile promossa dall’esecutivo della Terra dei canguri. In particolare, lo scarico di detriti – fanghi e terra – prodotti durante i lavori di ampliamento dei porti, potrebbe causare gravi danni a quello che è considerato uno dei più importanti ecosistemi del mondo.
Al momento, i piani implicano il dragaggio di 51 milioni di metri cubi di fondale, il che equivarrebbe a riempire 49 volte l’Empire State Building. La maggior parte di questi rifiuti possono essere scaricati nelle acque della Grande Barriera Corallina, dove si creano chiazze di sedimenti che potrebbero spostarsi fino a 80 chilometri. Il dragaggio e il dumping rischiano di soffocare i coralli e mettere in pericolo la sopravvivenza di specie minacciate come le tartarughe marine.
Il Comitato del Patrimonio Mondiale si riunirà in Germania nel mese di giugno per decidere se la barriera corallina, che ha perso la metà del suo copertura di corallo negli ultimi 30 anni, dovrebbe essere indicata come “in pericolo“. L’Unesco ha già sollevato preoccupazione per lo sviluppo portuale lungo il reef, nonché oggetto di dumping dragaggio, che può soffocare e coralli danni ed erbe marine.