Le stime in Europa sostengono che l'aspettativa di vita si riduca di 1-2 anni a causa dell'inquinamento atmosferico. Ma una nuova ricerca afferma che la perdita è molto più grave
(Rinnovabili.it) – Fino ad oggi ci hanno detto che l’inquinamento atmosferico provocato dal consumo di combustibili fossili porta via un paio d’anni alla nostra aspettativa di vita. Ma un nuovo studio che uscirà nel numero di agosto di Ecological Indicators dimostrerebbe l’inconsistenza di questi calcoli. In realtà, sostiene l’autore Mikael Skou Andersen dell’Università di Aarhus (Danimarca), le particelle tossiche ci rubano tra i 9 e gli 11 anni di vita. Numeri che rendono molto meno accettabile l’immobilismo politico sulla riduzione del consumo di fonti fossili.
Le misure che mirano a ridurre il nostro consumo di carbone, gas e petrolio citano spesso i potenziali benefici per la salute – e relativi risparmi sui costi – legati ad un minore inquinamento atmosferico. Ma il calcolo dei costi connessi alla morte prematura per causa dell’inquinamento è complesso. Ciò determina anche larghe differenze a seconda della metodologia utilizzata, tanto che negli Stati Uniti i costi stimati sono tre volte più alti rispetto all’Unione europea.
«La letteratura esistente è ambigua e non ci sono differenze negli approcci adottati in UE e USA per contabilizzare tali costi – ha commentato il professor Andersen – Le persone sono disposte a pagare un prezzo per ridurre i rischi di morte prematura, a patto di avere comprendere le implicazioni e la gravità di tali rischi».
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Negli Stati Uniti, l’analisi costi-benefici di una riduzione dell’inquinamento atmosferico è calcolata in base al numero di vite salvate: ogni vita è attualmente stimata sui 7,4 milioni di dollari. In Europa, invece, l’indicatore utilizzato è la variazione della speranza di vita: la maggior parte delle vittime di morti legate all’inquinamento dell’aria hanno tra i 70 e gli 80 anni, abbastanza in là con l’età per valutare il numero di anni di vita persi in uno o due. Utilizzando questo metro, i costi si abbassano.
Per arrivare ad una stima più puntuale, la nuova ricerca ha utilizzato una tavola di mortalità (strumento di analisi statistica che descrive per generazioni l’andamento di nascite e decessi) per un campione di 100 mila persone, con una distribuzione d’età che rispecchia quella della popolazione attuale. Per ciascuno il ricercatore danese ha calcolato l’aspettativa di vita, introducendo poi la variabile di un aumento di 10 microgrammi per metro quadro nella concentrazione di inquinanti atmosferici (PM10). Il risultato ha rivelato che l’età media di una vittima dell’inquinamento atmosferico è 78,9 anni e la perdita media di aspettativa di vita è 9-11 anni.
«Molti paesi europei in grado di soddisfare gli standard di inquinamento atmosferico che hanno concordato con l’Unione europea – si rammarica Andersen – Abbiamo bisogno di capire il vero impatto dell’esposizione a lungo termine per sviluppare politiche più informate e ridurre il consumo di combustibili fossili».