Nemmeno due settimane dopo la morte di Berta Caceres, i sicari sparano in faccia a Nelson Garcia. Ma lo Stato cerca di insabbiare i crimini ambientali
(Rinnovabili.it) – Continuano i crimini ambientali in Honduras, dove un’ondata repressiva raccapricciante preoccupa le organizzazioni internazionali. Dopo l’omicidio di Berta Caceres, lo scorso 3 marzo, martedì è stato assassinato anche Nelson Garcia, 38 anni e 5 figli, dirigente del Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras (COPINH).
Si tratta di un delitto politico, proprio come quello di Berta, amica e collega fondatrice dell’organizzazione per la tutela dei popoli indigeni. Ma le autorità negano questa evidenza.
Nelson, è morto mentre tornava a casa dopo aver tentato di opporsi allo sgombero violento, da parte della polizia, di un terreno occupato dai contadini. Gli hanno sparato quattro colpi in pieno volto, una esecuzione agghiacciante di stampo mafioso. I depistaggi delle autorità pubbliche lasciano pensare che esse non siano esenti da responsabilità nell’accaduto. Non hanno mai posto un freno alle violenze e agli omicidi dei sicari pagati dalle multinazionali per scoraggiare la resistenza delle popolazioni locali.
Martedì mattina, la comunità Río Chiquito aveva tentato di fronteggiare oltre cento poliziotti e militari. Decine di famiglie sono state cacciate da terreni che, per i politici locali, non gli appartenevano. Ma i documenti di proprietà presentati dalle autorità per giustificare lo sgombero si sono rivelati falsi. Questo non ha impedito ai poliziotti di distruggere colture e baracche di legno con mezzi pesanti.
L’Honduras è considerato dalla ONG Global Witness, che opera in difesa dei diritti dei popoli indigeni, lo Stato più pericoloso al mondo per l’attivismo ecologista. Tra il 2010 e il 2014, scrive la ONG in un recente rapporto, 101 persone sono state assassinate in Honduras per essersi opposte alle devastazioni del territorio. Qui i crimini ambientali vengono insabbiati con facilità mentre il governo, salito al potere con un colpo di Stato nel 2009, ha svenduto il territorio a compagnie di tutto il mondo interessate a sfruttarne le risorse. Ma come spesso accade, le popolazioni non ne hanno tratto alcun beneficio. Ad arricchirsi sono in pochi, mentre i molti subiscono le conseguenze della devastazione ambientale.