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Greenpeace contro il nucleare galleggiante in Russia

No ad una nuova Chernobyl recita lo striscione esposto dagli attivisti a San Pietroburgo, dove Rosatom sta costruendo la prima centrale nucleare flottante

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Fonte: Greenpeace Russia

 

(Rinnovabili.it) – No ad una Chernobyl galleggiante. Questo lapidario messaggio campeggiava ieri sullo striscione di Greenpeace Russia: il gruppo ambientalista ha organizzato un’azione dimostrativa delle sue nel giorno del 31° anniversario del disastro nucleare più grave della storia, occorso nel 1986. Questa volta, gli attivisti hanno preso di mira la compagnia energetica Rosatom, che ha in mente di accendere la centrale nucleare flottante Akademik Lomonosov in mezzo a San Pietroburgo.

Fino a poco tempo era ufficialmente vietato in Russia costruire centrali nucleari a meno di 100 chilometri di distanza dalle grandi città. Ma ora, il cantiere è in pieno centro città, a circa 3 chilometri dal museo dell’Ermitage.

 

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La seconda città per dimensioni dello stato è adagiata sul Golfo di Finlandia e attraversata dal fiume Neva. In un cantiere che affaccia sulle sue sponde, Rosatom sta costruendo i due reattori nucleari della prima centrale galleggiante al mondo. I test avverranno a San Pietroburgo, poi l’Akademik Lomonosov dovrebbe lasciare la città entro i primi mesi del 2018, viaggiando via mare fino a Pevek, città sulla costa nordorientale del paese raggiungibile con una traversata di 8 mila km che lambirà, nel suo primo tratto, le coste di tutti i paesi scandinavi.

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Il viaggio dell’Academician Lomonsov

Una volta a destinazione, l’impianto dovrebbe entrare in funzione nel novembre del 2019. Anche a Pevek fervono i preparativi: si lavora per costruire la diga di protezione che dovrà proteggere la centrale nucleare dalle mareggiate.

Greenpeace ha lanciato una raccolta di firme rivolta al governatore di San Pietroburgo, Georgy Poltavchenko, chiedendogli di ritirare il suo permesso all’impianto atomico, rilasciato senza consultare la cittadinanza.

Secondo Rashid Alimov, attivista di Greenpeace Russia, «non c’è stata altra scelta che organizzare un’azione pacifica di protesta, al fine di attirare l’attenzione sul pericolo che l’attivazione dei reattori galleggianti pone per la città. Le autorità non se ne curano e mettono a rischio cinque milioni di residenti. Rosatom dice che stiamo seminando radiofobia tra le persone. Ma ci limitiamo a dire che il rischio di un incidente non è assolutamente giustificato».