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Greenpeace attacca Coca Cola per la plastica negli oceani

Una scultura di 2,5 tonnellate ha bloccato l’ingresso della sede londinese. Raffigura dei gabbiani intossicati dalla plastica

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(Rinnovabili.it) – Al quartier generale della Coca Cola di Londra ieri mattina non si aspettavano di trovare l’ingresso sbarrato da una scultura di 2,5 tonnellate. Anche i passanti sono rimasti incuriositi dalla scena raffigurata: una famiglia felice al mare circondata da gabbiani che vomitano plastica. A rivendicare l’installazione è Greenpeace, i cui attivisti hanno chiesto a Coca Cola di prendere sul serio l’inquinamento marino causato dalle materie plastiche. La scultura, intitolata “Plasticidio”, è stata realizzata dallo scultore subacqueo Jason deCaires Taylor.

Nel suo rapporto pubblicato ieri, infatti, l’organizzazione ha puntato il dito contro la multinazionale, che vende circa 100 miliardi di bottiglie di plastica l’anno. Le bottiglie monouso valgono circa il 60% degli imballaggi prodotti a livello globale da Coca Cola.

«Stavamo cercando di scoprire per la prima volta la vera dimensione dell’impronta ecologica della plastica di Coca-Cola – ha detto Louisa Casson, attivista per gli oceani di Greenpeace – Negli ultimi dieci anni, invece di investire in materiali riutilizzabili, hanno aumentato il numero di bottiglie usa e getta. Solo il 7% sono realizzate in plastica riciclata».

 

plastica coca cola 2L’azienda ha risposto immediatamente, dicendosi delusa dall’azione degli ambientalisti e annunciando che entro l’estate avrà una nuova strategia per il packaging sostenibile.

«A livello globale – ha detto un portavoce – continuiamo ad aumentare l’uso di plastica riciclata (rPET) nei paesi in cui è possibile e consentito. Siamo anche attivamente coinvolti in dialoghi con i responsabili politici e altri esperti su ciò che si può fare in più per ridurre i rifiuti e migliorare i tassi di riciclo e recupero».

Ma Greenpeace ha rincarato la dose, aggiungendo che Coca-Cola è lontana anche dal suo obiettivo di riciclare l’equivalente del 75% di bottiglie e lattine che vende nei paesi sviluppati entro il 2020, nonostante siano imballaggi riciclabili al 100%. Le analisi dell’organizzazione mostrano che il tasso di riciclo è crollato dal 63% del 2013 al 61% l’anno successivo, per scendere al 59% nel 2015.