Contro ogni aspettativa e a seguito di molte polemiche, anche l’Australia decide di contribuire al Green Climate Fund. Applausi per l’annuncio alla COP20 di Lima
(Rinnovabili.it) – Dopo mille polemiche, critiche, strali, risposte a muso duro, l’Australia si è decisa. Contribuirà al Green Climate Fund, il fondo ONU per gli aiuti ai Paesi poveri nello sviluppo di misure contro il cambiamento climatico. Il governo federale si è impegnato a stanziare 200 milioni di dollari in quattro anni.
L’annuncio rappresenta una parziale marcia indietro da parte del governo di Tony Abbott. Durante la riunione del G20 a Brisbane, lo scorso mese, il primo ministro aveva resistito alle pressioni internazionali per un contributo, sostenendo che l’Australia stava già spendendo 2,5 miliardi di dollari nel suo fondo nazionale. Il ripensamento, però, può dirsi parziale a causa della modestissima cifra che lo Stato metterà a disposizione. In confronto alle promesse fatte dalle altre grandi nazioni, infatti, la terra dei canguri si è esposta minimamente.
Il cambio di posizione è stato annunciato ieri dal ministro degli esteri, Julie Bishop, insieme al premier Abbott. Il linguaggio utilizzato lascia tuttavia aperte alcune perplessità sull’utilizzo delle somme garantite. Serviranno più per aiutare i Paesi in via di sviluppo o saranno invece un trampolino di lancio per le imprese private, interessate a fare affari con il clima?
«L’impegno per il Green Climate Fund – ha detto infatti Julie Bishop – favorirà la crescita economica del settore privato nella regione indo-pacifica, con una particolare attenzione per gli investimenti in infrastrutture, energia, foreste, e programmi di riduzione delle emissioni».
La dichiarazione è comunque valsa agli australiani una raffica di applausi dalla platea della COP20.
Successivamente, parlando con i giornalisti a Melbourne, Abbott ha ammesso di aver «avanzato diverse critiche, qualche tempo fa» al fondo, ma poi ha detto che, a seguito degli ultimi sviluppi, adesso è opportuno per l’Australia assumere «un modesto, prudente e proporzionale impegno» per dimostrare di essere «buoni cittadini internazionali».
I gruppi ambientalisti hanno accolto positivamente il cambio di posizione, sottolineando però che l’Australia poteva permettersi di fare di più.
«Questo è solo un primo passo, ancora insufficiente – ha detto Kelly Dent, attivista di Oxfam Australia – Eppure l’impegno dell’Australia, pochi giorni dopo la diffusione di notizie secondo le quali non avrebbe contribuito al GCF, è un messaggio importante di sostegno e un riconoscimento della responsabilità del Paese di agire».