Tre milioni di m3 di fango derivanti dai lavori di ampliamento dell'Abbot Point potrebbero essere riversati sulla grande barriera Corallina australiana
(Rinnovabili.it) – Gettereste milioni di metri cubi di fango sulla Città del Vaticano o nel Grand Canyon?
Questa triste sorte potrebbe presto capitare alla Grande Barriera Corallina australiana, dove potrebbero essere riversati tre milioni di metri cubi di fanghi provenienti dagli scavi effettuati per l’ampliamento dell‘Abbot Point, il più grande porto del carbone nel mondo.
L’organismo australiano incaricato di supervisionare la Grande Barriera Corallina australiana ha affermato il via libera al progetto ponendo l’attenzione sulla possibile distruzione di parte della barriera per la costruzione del porto nel Queensland, proprio come disposto nel mese di dicembre dal ministro dell’ambiente australiano Greg Hunt.
Gli scienziati e gli ambientalisti hanno chiesto all’agenzia di respingere l’espansione portuale, sostenendo che i lavori di adeguamento ed espansione “avranno effetti negativi sulla Grande Barriera Corallina” e distruggeranno un già così fragile equilibrio minato quotidianamente dai danni causati dal cambiamento climatico.
“I sedimenti estratti potrebbero soffocare i coralli e alghe esponendoli a quantità troppo elevate di sostanze nutritive”, hanno specificato gli oppositori del progetto in una lettera inviata al presidente dell’Organismo, Russell Reichert.
Chiamata a dare una spiegazione l’Autorità del Parco Marino della grande Barriera Corallina ha sostenuto che pur riconoscendo le diffuse preoccupazioni l’espansione dell’Abbot Point provocherà molti meno danni e rifiuti rispetto ad ogni analogo progetto ideato per altri porti. “È importante sottolineare che il fondale nella zona è composta da sabbia, limo e argilla, e non presenta coralli nè alghe” ha sostenuto Reichert cercando di sminuire l’impatto ambientale del progetto.