Il centro comune di ricerca europeo ha valutato gli impatti del riscaldamento globale in Europa. La regione meridionale sarà la più colpita
L’aumento delle ondate di calore legate global warming potrebbe fare 132.000 vittime l’anno
(Rinnovabili.it) – Che cosa dovremo aspettarci se la temperatura mondiale aumentasse oltre 2°C sopra i livelli pre-industriali? A detta della quasi totalità del consesso scientifico è questa la soglia che ci avvicinerebbe al “tipping point climatico”, un punto di non ritorno oltre il quale una serie di eventi a catena esaspererebbe il global warming in maniera esponenziale. Si parla in generale di elementi come lo scioglimento delle calotte glaciali, il collasso della circolazione oceanica nordatlantica o il potenziale rilascio del metano attualmente sequestrato nel permafrost siberiano.
La forzatura dei meccanismi su cui si basa l’equilibrio climatico ha conseguenze di cui il pianeta sta già sperimentando le prime avvisaglie. Il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea ha cercato di valutare questi effetti sul Vecchio Continente. Nello studio “Climate impacts in Europe”, frutto del progetto PESETA III, gli scienziati hanno analizzato l’influenza dei cambiamenti climatici su economia, società e ambiente per uno scenario di riscaldamento elevato, ossia sopra i 2° C.
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L’analisi si è focalizzata su 11 diverse categorie di impatto: inondazioni costiere, inondazioni fluviali, siccità, agricoltura, energia, trasporti, risorse idriche, perdita di habitat, incendi boschivi, produttività del lavoro e mortalità correlata al calore. Uno dei primi elementi che salta all’occhio è la netta divisione geografica tra nord e sud: i paesi dell’Europa meridionale e in particolare quelli l’area mediterranea (dunque, Italia compresa), saranno i più colpiti dal global warming rispetto a quelli del nord. Ciò significa un numero maggiore di decessi legati alle ondate di calore, impatti sulle risorse idriche, perdita di habitat, un aumento della domanda di energia per il raffrescamento e la climatizzazione e un incremento degli incendi boschivi.
Nel complesso il rapporto mostra risultati prevedibili ma non per questo meno sconfortanti. L’aumento delle temperature e dei periodi caldi potrebbero comportare ben 132.000 vittime annuali, mentre la produttività del lavoro potrebbe diminuire del 10-15% in alcuni paesi dell’Europa del sud. Si assisterebbe a cambiamenti nella fioritura dei fiori e delle piante, che assieme allo stravolgimento del contenuto idrico del suolo influenzerà la produttività agricola e l’idoneità degli habitat, con un potenziale raddoppiamento della zona climatica arida. Secondo gli scienziati i livelli del mare cresceranno lungo le coste europee, con un conseguente aumento di 5 volte dei danni provocati dalle alluvioni costiere; sempre più persone, inoltre, saranno esposte al rischio delle inondazioni i cui danni verrebbero a costare fino a 17,5 miliardi di euro l’anno. E, ovviamente, in un clima sempre più caldo la richiesta di energia per il riscaldamento diminuirà, mentre il fabbisogno per il raffreddamento aumenterà rapidamente (leggi anche Saranno i condizionatori a far crescere la domanda elettrica mondiale).