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Global warming in Alaska: il 2019 registra record mai visti

In Alaska, lo scioglimento delle sorgenti dei principali fiumi è arrivato prima che mai e il ghiaccio ha lambito le coste solo a partire dal 20 dicembre. In più, il riscaldamento delle acque oceaniche ha provocato la fioritura di alghe tossiche e la morte di massa di molti mammiferi e uccelli marini.

Global warming in Alaska
Credits: PublicDomainPictures da Pixabay

Nonostante il 2016 rimanga l’anno più caldo in assoluto, nel corso del 2019 il global warming in Alaska ha registrato temperature mai viste prima.

 

(Rinnovabili.it) – Questo 2019 si concluderà registrando temperature record in Alaska, dopo 12 mesi caratterizzati da un’estate afosa, incendi violenti, scomparsa dei ghiacciai e piogge in aree dove, un tempo, le nevicate erano la norma. Queste sono le conseguenze del cosiddetto global warming in Alaska, una terra che, soprattutto a causa della sua vicinanza all’Artico, subisce con maggiore violenza gli effetti dei cambiamenti climatici, riscaldandosi ad un ritmo doppio rispetto al resto del pianeta.

 

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Gli esiti sono devastanti soprattutto per la fauna selvatica, che ha pesantemente subito il caos climatico registrando morti di massa tra uccelli e mammiferi marini, che lottano quotidianamente per far fronte agli sconvolgimenti ecologici. “Anche con l’attuale abbassamento delle temperature, il 2019 rimane uno degli anni più caldi”, ha affermato Brian Brettschneider, climatologo presso il Centro Internazionale di Ricerche Artiche di Fairbanks, Università dell’Alaska. L’anno più caldo in assoluto è stato il 2016, quando le temperature medie annuali hanno superato lo zero per la prima volta. Tuttavia, durante il 2019, la media annuale fino a novembre è stata pari a 1,1°C, un numero che supera quasi un secolo di record.

 

A causa del global warming in Alaska, lo scioglimento delle sorgenti dei principali fiumi è arrivato prima che mai e lo strato più alto di permafrost che attraversa la penisola di Seward è stato scongelato per tutto l’anno. Le temperature estive sono salite a 32°C o più in diverse zone, provocando dei gravi fenomeni di siccità. Gli incendi hanno distrutto case, innescato evacuazioni e contaminato la qualità dell’aria dello Stato per settimane.

 

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Le temperature del mare, insolitamente alte, hanno generato fioriture di alghe tossiche nel Mare di Chukchi e la città costiera di Utqiagvik – l’insediamento urbano più settentrionale degli Stati Uniti – ha registrato le sue condizioni di disgelo più estreme. Infatti, intere tratte della costa del mare, un tempo ghiacciate fino a ottobre, dovevano ancora ghiacciarsi a metà dicembre. “È il 20 dicembre e finalmente vediamo il ghiaccio sulla riva”, ha detto Billy Adams, membro del North Slope Borough Department of Wildlife Management.

 

La scomparsa del ghiaccio marino ha fatto sì che le acque dell’oceano assorbissero più calore, creando una sorta di corto circuito termodinamico che ha innescato una cascata di conseguenze climatiche ad ampio raggio, che si estendono in tutto il mondo. Ad esempio, nel Mare di Bering, dove carcasse di uccelli marini e foche sono state trovate sulle coste, gli effetti del global warming in Alaska sono stati particolarmente forti. Secondo gli scienziati, le straordinarie condizioni del 2019 offrono un’anteprima di quello che sarà il futuro dell’Alaska, perché “andando avanti, questi fenomeni saranno sempre più comuni“, ha detto Brettschneider, “ogni anno sarà caldo come questo? No. Ma la media sta incredibilmente salendo.