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Giornata mondiale degli oceani: proteggiamoli ora o mai più

Un ecosistema letteralmente al collasso, sfruttato fino a raschiare il barile. La giornata mondiale degli oceani tenta di aumentare le aree protette

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(Rinnovabili.it) – «Gli oceani stanno collassando davanti ai nostri occhi, ma esistono gli strumenti per risolvere il problema». Sono le parole del direttore generale del WWF Internazionale, Marco Lambertini, che commenta così l’apertura della Giornata mondiale degli oceani. Oggi, 8 giugno, il mondo dell’ambientalismo si ferma a celebrare questa ricorrenza, proposta nel 1992 dal Canada e nel 2008 accolta dalle Nazioni Unite. L’intento è mobilitare la società per fare pressione sui decisori mondiali, così che prendano misure a difesa di un ambiente, quello marino, che soffre ogni anno di più. Gli oceani svolgono un ruolo imprescindibile per la salute del pianeta e l’equilibrio di quella che, per dirla alla James Lovelock, chiamiamo Gaia.

 

Giornata mondiale degli oceani proteggiamoli ora o mai piùLa pesca sottrae alle acque decine di miliardi di animali ogni anno: i numeri precisi non si conoscono, tanto esteso è il fenomeno. Poi ci sono l’inquinamento e l’acidificazione dovuta ai mutamenti del clima. Un insieme di concause che schiacciano la vita marina, più lontana dalle società terrestri e per questo meno presente nelle agende politiche. Ma la mobilitazione globale, anche quest’anno, sarà nutrita: sul sito dell’iniziativa sono calendarizzati oltre 400 eventi in tutto il mondo. A livello istituzionale, la commissione oceanografica dell’Unesco ha organizzato, a Parigi, una giornata dedicata agli oceani e al nesso con il cambiamento climatico. L’incontro guarda alla Conferenza sul clima che si terrà a fine anno nella capitale francese (COP 21), da cui si attende un impegno internazionale anche in merito alla protezione dei mari.

 

Oggi le aree marine protette si estendono per un misero 4% degli oceani, eppure i target internazionali prevedono un 10% entro il 2020 e un 30% entro il 2030. Si sbandiera spesso la mancanza di risorse economiche per allestire questi santuari, anche se da un’analisi commissionata dal WWF all’Università di Amsterdam emerge che ogni dollaro investito nel settore potrebbe restituirne almeno 3 fra posti di lavoro, risorse e servizi.

 

Lo studio ha preso in esame due scenari, nei quali rispettivamente l’estensione delle aree marine protette raggiunga il 10 e il 30% degli oceani, scoprendo che il ritorno in termini economici oscillerebbe tra i 490 e i 920 miliardi di dollari nel periodo 2015-2050. Accanto ai benefici materiali, la tutela potrebbe arginare alcuni dei fattori che minacciano gli oceani, falcidiati da pesca eccessiva, inquinamento e distruzione degli habitat. Altra fonte di pericolo è l’acidificazione delle acque provocata dal cambiamento climatico, che impatta gravemente sulle barriere coralline e gli ecosistemi marini.

 

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