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Giornata della Biodiversità: 25 anni d’azione ancora insufficienti

L’attuale ritmo di estinzione delle specie viventi è considerato fino a 1.000 volte superiore a quello registrato in epoca pre-umana. Guterres: “La risposta è intensificare gli sforzi e costruire sui successi"

Giornata della Biodiversità 2018

 

Il 22 maggio si celebra nel mondo la Giornata della Biodiversità 

(Rinnovabili.it) – “Il benessere e la prosperità delle persone, oggi e in futuro, dipendono dalla presenza di una ricca varietà di vita sulla terra”. Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha virtualmente tagliato il nastro dell’International Day for Biological Diversity, la Giornata della Biodiversità 2018. Oggi, come ogni 22 maggio negli ultimi 25 anni, i riflettori internazionali sono puntati sul patrimonio mondiale della diversità biologia. Una risorsa di enorme valore che 196 nazioni, sotto l’egida dell’Onu, hanno promesso di proteggere alla fine dello scorso secolo. Era il 1993, infatti, quando le parti approvarono la Convention on Biological Diversity (CBD), trattato multilaterale per “la conservazione della biodiversità, l’uso sostenibile delle sue componenti e la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche”.

 

Da allora a oggi, la Convenzione ha portato a risultati concreti: sono stati sviluppati orientamenti scientifici per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità nei biomi a livello globale, è entrato in vigore del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza e quello di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche, sono stati redatti piani d’azione nazionali sulla biodiversità e fissati 20 obiettivi mondiali, i cosiddetti Aichi Target.

Il lavoro da compiere, tuttavia, è ancora solo all’inizio.

 

Verso la sesta estinzione di massa

Il tema della Giornata della Biodiversità 2018 celebra i 25 anni d’azione e i passi avanti compiuti da paesi, organizzazioni, comunità locali e mondo scientifico. Nel contempo sottolinea anche le criticità con cui devono fare i conti risorse biologiche e servizi ecosistemici. Se sul tavolo dei negoziatori, infatti, si stringono intese e accordi pro natura, a livello pratico la pressione antropica sta portando questo patrimonio sull’orlo del collasso. Cambiamenti climatici, attività di caccia e pesca, inquinamento, distruzione degli habitat naturali, diffusione di specie invasive stanno martoriando la diversità biologica. L’attuale ritmo di estinzione delle specie animali e vegetali è considerato fino a 1.000 volte superiore rispetto quello di epoca pre-umana. Dal 1500 a oggi, abbiamo perso 765 specie estinte, di cui 79 mammiferi, 145 uccelli e 36 anfibi. E il ritmo sta aumentando al punto da portare gli scienziati a parlare, senza esitazioni, di sesta estinzione di massa.

Non è solo una questioni di numeri d’animali e piante. Il declino della diversità biologica porta con sé altre sfide, tra cui rischi alla sicurezza idrica, alimentare e sanitaria che possono a loro volta determinare risultati catastrofici per l’esistenza umana.

 

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“La risposta è intensificare gli sforzi e costruire sui successi”, ha dichiarato Guterres, aggiungendo che quest’anno 2018, le Parti della Convenzione inizieranno a lavorare su un nuovo piano d’azione per garantire che entro il 2050 la biodiversità sia preservata al meglio. “Il mondo intero deve unirsi a questo sforzo”, ha sottolineato il numero uno delle nazioni Unite. “Esorto governi, imprese e persone ad agire per proteggere la natura che ci sostiene. Il nostro futuro collettivo dipende da questo”.

 

La perdità di biodiversità in Italia: allarme specie invasive

Anche l’Italia sta perdendo la sua ricchezza. In occasione della Giornata della biodiversità 2018, l’ISPRA ha ricordato come delle 672 specie di Vertebrati valutate nella recente Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani (576 terrestri e 96 marine), sei sono considerate estinte nel territorio nazionale in tempi recenti: 2 pesci (lo storione comune e quello ladano), 3 uccelli (la quaglia tridattila, la gru, il gobbo rugginoso) e un mammifero (il pipistrello rinolofo di Blasius) e altre 161 son a rischio scomparsa.

Tra i fattori alla base dell’estinzione c’è anche la diffusione incontrollata di specie aliene. Solo nel Mar Mediterraneo il loro numero è più che raddoppiato tra il 1970 e il 2015, con 150 nuove specie registrate negli ultimi 15 anni, con drammatiche previsioni per i prossimi anni. Secondo l’ISPRA, capofila del Life Asap (Alien Species Awareness Program), attualmente sarebbero state osservate nelle acque italiane almeno 42 nuove specie.

“Il responsabile di questa invasione è sempre l’uomo che, in modo consapevole o accidentale, favorisce il diffondersi di specie animali e vegetali al di fuori delle aree di origine a discapito delle specie autoctone”, ha dichiarato Piero Genovesi, Project manager di ISPRA. “E proprio l’uomo può e deve intervenire ora per frenare il fenomeno e contenerne gli effetti adottando comportamenti responsabili”.