Se il tasso di emissioni procederà ai ritmi attuali, il processo di acidificazione diventerà praticamente inarrestabile
(Rinnovabili.it) – Nessun piano B salverà i nostri mari se non smettiamo ora di bruciare combustibili fossili. E’ quanto sostiene uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change, che indaga il futuro degli oceani e del loro ruolo di sequestratori della CO2. Oggi con il processo fisico-chimico dell’acidificazione in costante aumento a causa della spinta antropica, l’intero ecosistema marino è in pericolo. Ma anche affidandoci alla più efficiente delle tecniche di geoigegneria non riusciremmo a risolvere il problema. Perlomeno, spiega Sabine Mathesius, uno degli autori dello studio, non lo risolveremo ostinandoci a percorrere questa strada. Secondo la scienziata anche nell’ipotesi molto ambiziosa di riuscire a rimuovere dall’atmosfera ogni anno 90 miliardi di tonnellate di CO2 (pari alla metà delle attuali emissioni rilasciate da ciminiere e scarichi dei veicoli) non si otterrebbe nessun risultato in termini di lotta all’acidificazione marina fino al 2700.
Come si spiega questo effetto ritardato? Perché, rivela Mathesius, mentre in atmosfera si otterrebbe un cambiamento della concentrazione di CO2 in poche decine di anni, lo stesso cambiamento nella superficie dell’oceano richiederebbe secoli, e negli oceani profondi, millenni. Quindi, anche se le concentrazioni di carbonio atmosferico venissero restaurate a livelli preindustriali tramite qualche innovativa tecnica di carbo-sequestro, gli oceani continuerebbero a sperimentare la catastrofe climatica.
Si stima che circa il 25% delle emissioni umane di diossido di carbonio è catturato dagli oceani, che se da una parte aiutano così a limitare l’effetto serra, dall’altra vanno incontro ad una diminuzione del loro PH. E sotto l’effetto delle correnti oceaniche, le masse d’acqua acidificata sono trasportate a grandi profondità dove rimangono per secoli. “Nel profondo dell’oceano, l’eco chimico dell’inquinamento di questo secolo diffonderà i suoi effetti negativi per migliaia di anni”, ha aggiuto il co-autore Hans Joachim Schellnhuber, che dirige l’Istituto di Potsdam. “Se non si procede a vere misure di riduzione delle emissioni, in linea con il target dei 2 °C, non saremo in grado di preservare la vita dell’oceano come noi la conosciamo”.