Londra 2012, come le altre recenti Olimpiadi, ha posto al centro della sua azione la sostenibilità. La storia recente ci ha dimostrato che spesso i buoni propositi sono però rimasti sulla carta
Proprio questo invito sposta l’asticella dello sport green verso traguardi fino a poco tempo fa impensabili,vista anche la storia relativamente recente del tema, potendo fissare una data e un luogo di origine ben precisi: le Olimpiadi invernali di Lillehammer del 1994, famose, ai più, soprattutto per il bottino di medaglie dell’Italia, con Manuela Di Centa autentica regina del Nord.
L’appuntamento norvegese, dal punto di vista storico, può vantare una serie di primati. Fu la prima Olimpiade dell’era moderna durante la quale si fermò una guerra, quella bosniaca, in onore di Sarajevo, sede delle Olimpiadi invernali del 1984; non accadeva da circa 2000 anni! Furono gli unici Giochi che si svolsero in un piccolo centro (25.000 anime) sconosciuto ai più e destinato, dopo di allora, a tornare nell’anonimato. Dal punto di vista culturale, l’evento segnò uno spartiacque per la coscienza dello sport mondiale (e del Comitato Olimpico Internazionale). Se prima di allora le associazioni ambientaliste erano viste come un noioso impedimento, in quell’occasione furono chiamate alla gestione organizzativa. In particolare, Friends of the Earth Norway trasferirono il loro quartier generale proprio a Lillehammer, riuscendo ad influenzare molte decisioni del CIO e del Comitato Organizzatore.
La sensibilità del paese scandinavo si sommò al sentimento generale dell’epoca, frescodella Conferenza di Rio (1992) che poneva all’attenzionedei Paesi il collasso ambientale.Questi Giochi, unicie irripetibiliper forza simbolica, innovazione e semplicità (come estrema sintesi della sostenibilità) ottennerol’UNEP Global 500 Award, fissando anche gli obiettivi futuri per tutti gli enti organizzatori e per gli sport maker di tutte le latitudini.
Dopo di allora il mondo sportivo non fu più lo stesso. Nel 1995 il Comitato Olimpico Internazionale rafforzò la collaborazione tra UNEP e CIO, che portò in breve alla stesura dell’Agenda 21 per lo sviluppo dello Sport sostenibile. Sempre nel 1995, cosa più importante, la sostenibilità divenne la terza dimensione dell’Olimpismo, insieme a sport e cultura. Ciò significava che da allora in poi il concetto di rispetto ambientale avrebbe concorso all’assegnazione dei Giochi Olimpici.
Cosa questo ha implicato nella storia delle Olimpiadi e dello sport in generale? Come può essere “sostenibile” un evento che rappresenta, per interessi e numeri, il più imponentee universale (in tempo di pace)? Le “provocazioni” di Lillehammer, raccolte e migliorate da Sydney, ma abbandonate dalle altre sedi olimpiche, avevano posto problemi con i quali tutti, da allora, sono stati chiamati a confrontarsi, senza risolverli completamente.
Londra 2012 intanto, a primavera, invita i propri cittadini ad abbellire i giardini. Noi seguiremo i suoi sforzi.