L’obiettivo dei 2 °C per salvare il clima sposato da tutti i leader del G7, che spingono poi per l’approvazione del TTIP entro il 2015
(Rinnovabili.it) – La notizia l’ha battuta per prima l’agenzia tedesca Dpa: al G7, i grandi del mondo orfani della Russia hanno raggiunto accordi sul clima e sul TTIP, due temi di pesante impatto sul futuro del pianeta.
Sul fronte climatico, la pressione della cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha dato i suoi frutti: i capi di Stato si impegneranno per contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali. L’intesa può apparire scontata, ma non lo è: infatti, fino a qualche tempo fa non esisteva una convergenza così decisa sul target. Fissato dall’IPCC come ultima spiaggia per mantenere aperta una possibilità su due di scongiurare impatti devastanti del cambiamento climatico, ora diventa bersaglio comune.
Suona strano leggere, in contemporanea alle dichiarazioni trionfanti dei leader, i risultati di uno studio pubblicato da Oxfam, che mostra come Gran Bretagna, Germania, Italia, Giappone e Francia abbiano bruciato (nel 2013) il 16% di carbone in più rispetto al 2009 e abbiano in programma di aumentare ulteriormente la costruzione di centrali elettriche. Solo gli Stati Uniti e il Canada, tra i Paesi del G7 riuniti ad Elmau, hanno ridotto il consumo di carbone rispetto ai livelli raggiunti nel periodo del vertice sul clima di Copenaghen del 2009. Il tutto, sottolinea Oxfam, mentre pubblicamente chiedevano ai Paesi in via di sviluppo di dare un taglio alle emissioni climalteranti.
Il G7 spinge per approvare il TTIP
Sul fronte del commercio internazionale emerge chiara la volontà di accelerare con i negoziati relativi al TTIP, il controverso accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea. La bozza del comunicato finale di Elmau recita: «Accelereremo immediatamente tutto il lavoro sui temi del TTIP, assicurando progressi su tutti gli elementi del negoziato». L’obiettivo è addivenire a un testo conclusivo «al più presto possibile, preferibilmente entro la fine dell’anno».
Anche le grandi lobby industriali, riunite sotto l’ombrello di BusinessEurope (la Confindustria europea), sono al lavoro per fare pressione sugli eurodeputati, affinché includano nel testo finale la clausola ISDS, che consente agli investitori privati di contrastare davanti a opache corti di arbitrato le legislazioni più stringenti in tutti i settori: ambientale, agricolo, sanitario, energetico, dei servizi pubblici, degli appalti, del mercato del lavoro. Nella lettera inviata dal direttore generale, Markus Beyrer, al presidente del gruppo parlamentare dei socialdemocratici, l’italiano Gianni Pittella (Pd), BusinessEurope si dice preoccupata per la possibile esclusione dalle trattative dei servizi pubblici, e dal rischio di «sovraccaricare l’agenda commerciale europea con obiettivi di sostenibilità irraggiungibili».