Il piano di azione sul cambiamento climatico il prossimo G20 di Amburgo approverà è stato stravolto dalla Germania per compiacere gli USA di Trump
(Rinnovabili.it) – Per compiacere Donald Trump, la bozza del piano di azione climatica del prossimo G20 di Amburgo è stata letteralmente fatta a pezzi. La presidenza del vertice, detenuta dalla Germania per questa prossima edizione del 7-8 luglio, avrebbe cancellato tutti gli impegni più ambiziosi sul riscaldamento globale e riaperto le porte al gas e al carbone.
Lo afferma Climate Home, testata dedicata agli sviluppi della politica climatica internazionale, che ha potuto vedere sia il testo elaborato a marzo, sia quello di maggio, che risulterebbe profondamente compromesso nella sua efficacia per ottenere i favori della Casa Bianca. Gli elementi fatti saltare dalla prima bozza includono:
- una scadenza al 2025 per i sussidi ai combustibili fossili;
- i riferimenti al rischio di asset non recuperabili;
- un invito ad allineare la spesa pubblica e la pianificazione delle infrastrutture con gli obiettivi dell’accordo di Parigi;
- una esortazione a mettere un prezzo sul carbonio;
- un impegno a pubblicare entro il 2018 piani per la decarbonizzazione al 2050;
- un impegno a scrivere piani climatici per le banche multilaterali;
- 7 riferimenti alla revisione dei contributi nazionali da parte dell’ONU nel 2018;
- 11 riferimenti alla strada verso le emissioni nette zero al 2050;
- 16 menzioni della decarbonizzazione delle infrastrutture.
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Ora il piano del G20 parlerebbe di nucleare e “combustibili fossili puliti”, vale a dire il gas e il carbone con cattura e stoccaggio della CO2, mentre non è più così chiaro che la transizione energetica debba passare per una implementazione di rinnovabili ed efficienza.
Un testo che fa a pugni con la dichiarazione di Angela Merkel: ieri la cancelliera tedesca ha affermato come la decisione di Trump di ritirarsi dal l’accordo di Parigi la rendesse “più determinata che mai” a trasformare il G20 in un successo. Se alla fine del vertice passerà il documento chiuso a maggio, sarà una vittoria diplomatica non da poco per il presidente statunitense, mentre l’Unione Europea ne uscirà con le ossa rotte.