Le temperature si alzano, la fusione dei ghiacci avanza e il permafrost si ritira. Ma sotto si nascondono quasi un milione di tonnellate di mercurio
Con la fusione dei ghiacci si rischiano rilasci di mercurio
(Rinnovabili.it) – Un killer molto pericoloso ha dormito per milioni di anni nel permafrost dell’Alaska. Ma con la fusione dei ghiacci potrebbe uscire dal letargo, con conseguenze sconosciute sugli ecosistemi di tutto il mondo. Si tratta del mercurio, immagazzinato in enormi quantità nel permafrost dell’emisfero nord, che secondo una nuova ricerca della US Geological Survey sarebbe il più grande serbatoio di questo elemento mai visto. In questa fetta di pianeta, si trova sepolto quasi il doppio del mercurio presente in tutti gli altri suoli, l’oceano e l’atmosfera messi insieme.
Il cambiamento climatico può agire da sveglia per il mostro dormiente: temperature dell’aria più calde potrebbero fondere gran parte dello strato di ghiaccio permanente, e causare il rilascio di una grande quantità di mercurio che potrebbe influenzare gli ecosistemi anche a migliaia di chilometri di distanza. Il mercurio si accumula nelle catene alimentari acquatiche e terrestri e ha effetti neurologici e riproduttivi sugli animali.
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Per la precisione, lo studio ha rilevato circa 793 mila tonnellate di mercurio intrappolate nel permafrost settentrionale. Una cifra circa 10 volte superiore alla quantità di tutte le emissioni di mercurio causate dall’uomo negli ultimi 30 anni, se si prende come linea di base la stima delle emissioni 2016. Se finisce in acqua, l’elemento può essere assorbito da microrganismi e trasformato in metilmercurio, una tossina pericolosa che causa effetti neurologici che vanno dalla menomazione motoria ai difetti alla nascita.
Paul Schuster, idrologo dell’US Geological Survey di Boulder (Colorado) e primo autore dello studio, ritiene che la ricerca dia ai politici e agli scienziati nuovi numeri con cui lavorare e calibrare i loro modelli mentre iniziano a studiare questo nuovo fenomeno in modo più dettagliato.
La fuga dovuta al riscaldamento globale potrebbe infatti avere conseguenze di vasta portata, colpendo paesi lontanissimi. Il mercurio rilasciato nell’atmosfera può percorrere infatti grandi distanze, e colpire comunità ed ecosistemi a migliaia di chilometri dal sito di rilascio.