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Fukushima, radiazioni letali anche per i robot

Ennesimo fallimento nelle operazioni di messa in sicurezza dell'impianto. Le alte radiazioni del reattore 2 mettono fuori uso le telecamere prima del previsto

Fukushima, radiazioni letali anche per i robot

 

(Rinnovabili.it) – Neppure i robot studiati per raggiungere il cuore dei reattori di Fukushima resistono alle radiazioni. La macchina calata ieri – per la prima volta – nel reattore 2, è stata rimossa prima che terminasse il lavoro, a causa dei danni riportai alla videocamera. Controllato in remoto – spiega la Tepco – il dispositivo avrebbe dovuto ispezionare e pulire il passaggio prima dell’invio di “Scorpion”, un secondo robot con il compito di valutare più approfonditamente i danni alla struttura, il combustibile, la contaminazione e le temperature. Ma dopo appena due ore, le due telecamere sono andate fuori uso, quasi certamente a causa dell’elevato irraggiamento. Gli operatori hanno recuperato il dispositivo prima di perderne completamente il controllo.

 

Un incidente prevedibile e non solo perché già successo in passato con l’ispezione del reattore 3. Le “truppe robotiche di decontaminazione” inviate dalla Tokyo Electric Power Company (TEPCO) sono progettate per “soli” 1.000 Sievert di esposizione cumulativa, rendendo dunque molto stretta la finestra di operatività.

 

Ma l’incidente ha rivelato un dato anche più preoccupante: i livelli di contaminazione sono più alti del previsto. Secondo l’analisi del rumore delle immagini trasmesse, la radiazione nel vaso di contenimento primario è di circa 650 Sievert all’ora, oltre dunque i 530 Sievert stimati in precedenza. Alcuni funzionari  governativi hanno messo in dubbio la lettura perché calcolata attraverso le interferenze alla fotocamera, piuttosto che misurata con un dosimetro, rifiutandosi di pubblicare l’informazione ufficialmente.

Tuttavia il dato basta agli esperti per mettere in dubbio la strategia impiegata fino ad oggi per l’individuazione del combustibile. Una pulizia inadeguata, le alte radiazioni e i danni strutturali potrebbero limitare il lavoro delle sonde successive e richiedere ulteriori progressi tecnologici, ha commentato il portavoce dell’utility Takahiro Kimoto. “Ci sarà un ulteriore studio dei risultati prima di decidere se inviare Scorpion”. La società ha bisogno di sapere l’esatta localizzazione del combustibile fuso e i danni strutturali in ciascuno dei tre reattori per capire come procedere con le operazioni di decommisioning. Un lavoro che, si sa già, durerà decenni.