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Fukushima, per il governo è tempo di tornare a casa

Il Giappone prepara il piano per far rientrare nell’area quasi 54.800 sfollati. Ma i problemi di contaminazione radioattiva continuano

Fukushima, per il governo è tempo di tornare a casa

 

(Rinnovabili.it) – Ad oltre quattro anni dall’incidente nucleare di Fukushima il livello di radioattività dell’area rimane alto. La contaminazione del suolo si è diffusa su un raggio di ben 600 km dalla centrale e, attualmente, sono oltre 60mila le persone sfollate a cui è proibito far ritorno a casa. Decisamente troppe per il governo giapponese e per la TEPCO, il gestore della centrale, che sta ancora risarcendo di tasca propria i danni provocati e le famiglie trasferite. O meglio, dalla tasca dei propri lavoratori che si son visti in questo periodo decurtare il proprio stipendio di oltre il 5%, affinché l’utility fosse in grado di reperire i fondi.

 

Ed ecco allora che Tokyo è pronta ad accelerare sulle operazioni di ricostruzione, ipotizzando la soppressione degli ordini di evacuazione per la maggior parte dei cittadini già entro il 2017. In realtà, più che di ipotesi si tratta di una proposta messa nera su bianco dalla Coalizione di Governo, che prevede di far rientrare nell’area entro due anni quasi 54.800 sfollati. Per quella data, secondo le previsioni contenute nella proposta, le aree dovrebbero essere sufficientemente decontaminate. Il condizionale è d’obbligo, non solo perché il Governo nipponico non offre alcuna giustificazione scientifica per la data prevista, ma anche perché le ultime indagini tecniche nella zona hanno rivelato che il processo di bonifica non si chiuderà prima di tre decenni. A ciò si aggiungono problemi su problemi: primo fra tutti la rivelazione di Greenpeace che, indagando nelle aeree dichiarate oggi “ufficialmente decontaminate”, ha scoperto che la metà dei campioni prelevati presenta radiazioni oltre la soglia.

 

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Inoltre nel corso di un’ispezione, avviata dalla stessa TEPCO in uno dei depositi, sono state scoperte nuove perdite di acqua radioattiva. Il “Asahi Shinbun”, che ha diffuso per primo la notizia, ha sottolineato che in almeno il 10% dei contenitori di acqua radioattiva potrebbero esserci crepe e difetti, tali da trasformare l’impianto in una sorta di bomba a idrogeno.  Nel frattempo il governo Abe e Tokyo Electric Power stanno continuando le operazioni di decontaminazione per abbassare i livelli di radiazione nelle città più vicine alla centrale. La società ha anche iniziato a congelare il suolo intorno all’impianto, prima fase del progetto di realizzazione dell’immenso muro di ghiaccio sotterraneo che dovrebbe impedire all’acqua di infiltrarsi nei reattori danneggiati.

L’ordine di evacuazione rimarrà in vigore per quasi 24.400 persone, ovvero quanti abitavano nelle zone più pesantemente colpite dalle radiazioni, e la bozza di proposta prevede di estendere il risarcimento pagato a tutti gli sfollati fino a marzo 2017.