Il mese prossimo entrerà in azione un nuovo robot, ribattezzato Sasori (scorpione), per effettuare altre verifiche e avviare le operazioni di bonifica
(Rinnovabili.it) – A quasi 6 anni dal disastro di Fukushima, la Tepco annuncia di aver individuato tracce del combustibile nucleare esausto. L’azienda che gestisce gli impianti colpiti dall’accoppiata di terremoto e tsunami l’11 marzo del 2011 lo ha annunciato stamattina, aggiungendo che per avere la certezza definitiva del ritrovamento dovrà effettuare altre verifiche. Se venisse confermato, sarebbe una svolta nelle operazioni di bonifica e decommissioning.
Il combustibile nucleare sarebbe stato localizzato in una porzione specifica del fondo del guscio di contenimento all’interno del reattore 2 dell’impianto numero 1 di Fukushima. L’incertezza deriva dallo strumento usato per la ricognizione. Si tratta di una telecamera comandata a distanza e montata su una lunga struttura tubolare, che è riuscita a trasmettere delle immagini, benché confuse, dall’interno del reattore. Il video mostra diversi grumi neri adagiati sul reticolo nella parte inferiore del guscio.
Per la conferma definitiva bisognerà aspettare l’intervento di uno speciale robot, ribattezzato Sasori (scorpione in giapponese), che verrà inviato nell’impianto il mese prossimo. Attrezzato con due telecamere, un dosimetro e un rilevatore di temperatura, dovrebbe raccogliere i dati sufficienti per identificare la natura dei grumi.
Non è la prima volta che la Tepco utilizza un robot per esplorare le aree più interne dei reattori, dove i livelli di radioattività restano altissimi e rendono impossibile agli esseri umani entrarvi fisicamente. L’ultimo tentativo è andato malissimo: nell’aprile del 2015, un macchinario con tecnologie appositamente studiate per resistere alle radiazioni si è spento miseramente dopo appena 3 ore, senza portare a termine la sua missione.
È solo uno dei tanti intoppi che stanno rallentando le operazioni di bonifica e facendo lievitare enormemente i costi. Lo scorso novembre, Le autorità nipponiche avevano annunciato che il costo delle compensazioni e della messa in sicurezza dell’impianto è raddoppiato rispetto alle stime precedenti, superando i 20mila miliardi di yen (quasi 170 miliardi di euro), di cui 40 solo per la decontaminazione dell’area.