I magistrati parigini iniziano ad indagare sul dieselgate con l’ipotesi di truffa aggravata per Volkswagen. L’Europa continua a dormire
(Rinnovabili.it) – Mentre in Europa lo scandalo dieselgate sta passando in cavalleria senza che nessuna azione legale venga decisa a livello comunitario e da singoli Stati membri, la procura di Parigi ha deciso di aprire un’inchiesta per truffa aggravata nei confronti di Volkswagen.
Lo riferisce il Journal de l’Environnement, che specifica come a condurre le operazioni sia la Direzione generale francese per le politiche sulla concorrenza, il consumo e il controllo delle frodi (DGCCRF). Si tratta, in parallelo di un’indagine preliminare e una amministrativa, dopo la scoperta del software progettato per ingannare i test delle emissioni che ha dato il via allo scandalo.
La frode è globale, ma dovrebbe riguardare circa 940 mila veicoli soltanto in Francia. Tre magistrati inquirenti sono stati assegnati all’indagine, che la direttrice generale della DCCRF, Natalie Homobono, fortemente schierata: «Parti del software che muove i veicoli sono state chiaramente progettate per ingannare i test delle emissioni. Questo dimostra il carattere intenzionale della frode», chiarisce.
Homobono tiene a precisare che, nell’inchiesta aperta ieri dalla sua squadra, «non vi è al momento la presunzione di una frode paragonabile» a quella messa in atto dai tedeschi. Potrebbe dunque trattarsi di sfortuna? Non è chiaro. Il Ministero dell’Ecologia francese, guidato da Ségolène Royal, ha dichiarato che i sistemi di filtraggio degli ossidi di azoto non funzionano in particolari condizioni di temperatura, e di conseguenza non garantiscono le performance necessarie a contenere le emissioni. Secondo Royal, i controlli «dovranno riguardare le emissioni quando la temperatura ambientale è molto alta, oppure sotto i -17 gradi, perché in quelle condizioni l’impianto di filtraggio degli scarichi non lavora più».