Londra toglierà il limite dei 300 metri dalle abitazioni per il fracking, nonostante da una consultazione pubblica sia emersa la contrarietà del 92% dei cittadini
(Rinnovabili.it) – Non sono bastate 40.647 firme a dissuadere il governo inglese dal modificare le distanze di sicurezza dalle abitazioni per il fracking. Il Dipartimento del clima ed dell’energia ha tirato dritto, spinto dalle lagnanze delle compagnie, furiose per i ritardi causati dalla resistenza delle persone all’ingresso delle trivelle nelle loro proprietà. Lo sviluppo dello shale gas non può permettersi di guardare all’interesse di una minoranza, perché ogni giorno che passa fa lievitare i costi: chi ha la sfortuna di abitare sopra un giacimento, dunque, non potrà negare alle aziende estrattive di accedervi passando sotto terra. Poco importa se si genera qualche scossa di terremoto: si tratta di una sismicità che al massimo può fa cascare il lampadario.
E in ogni caso il Dipartimento, che aveva lanciato la consultazione, dopo aver ricevuto il 92% di “no” ha risposto motivando la sua decisione di non tenerli in alcun conto: «Dopo aver considerato con molta attenzione le risposte della consultazione, crediamo che la soluzione proposta resti il giusto approccio all’accesso sotterraneo, e che non sia stata identificata nessuna questione in grado di dissuaderci dal ritenere, complessivamente, questa nostra policy la migliore possibile». Il che significa che verranno presto approvate nuove norme, volte a dare libero accesso alle riserve di gas e petrolio sotto i 300 metri dalle abitazioni. Verrà anche preparato uno schema di notifiche e compensazioni che le industrie potranno produrre su base volontaria. Infatti, dal gennaio scorso, è stato tolto l’obbligo di notifica ai proprietari da parte delle compagnie che si apprestano a trivellare.
Le novità sono state accolte con dichiarazioni di giubilo dal ministro dell’Energia, Matt Hancock, il quale sostiene che «queste nuove regole ci aiuteranno ad esplorare il grande potenziale delle nostre riserve nazionali di shale gas ed energia geotermica, così da lavorare per un futuro più green e creare migliaia di posti di lavoro».
Al coro si è unito Ken Cronin, amministratore delegato della UK Onshore Oil and Gas (UKOOG): «I proprietari del terreno, in superficie, non si accorgeranno nemmeno di questa attività sotterranea, che non avrà nessun impatto sulla loro vita quotidiana».
Su tutt’altro fronte si schierano il partito verde, Greenpeace e Friends of the Earth, uniti nel condannare il totale disinteresse dell’esecutivo per l’opposizione dei cittadini consultati. Per Simon Clydesdale di Greenpeace, «ci sarà un prezzo politico molto alto da pagare per questa colossale svendita agli interessi particolari della shale lobby».
Anche la Scozia annuncia battaglia, con il ministro dell’Energia, Fergus Ewing, critico verso l’intenzione del governo di «rimuovere il diritto degli scozzesi a negare la trivellazione sotto le loro case».